
Mentre a Imola nell’ultimo consiglio comunale è stata bocciata la mozione per rendere volontaria l’adesione al fondo fughe acqua introdotto da Hera, ieri (giovedì 23 ottobre) a Castel S. Pietro la mozione gemella presentata dal Movimento 5 Stelle locale, è stata approvata. Al PD bastano 10 chilometri per avere due posizioni una esattamente contraria all’altra.
La questione è che la nostra cara multiutility, a partire dal 1 luglio 2014, ha iniziato ad addebitare a tutti i suoi clienti privati del servizio idrico una specie di assicurazione del costo di 15 euro annui contro le fughe d’acqua che eccedono l’80% dei consumi del periodo precedente alla rottura accidentale.
Il problema però è che lo ha fatto col sistema del silenzio assenso; infatti i cittadini si vedono addebitato questo servizio anche senza averne fatta specifica richiesta, cosa vietatissima dal codice del consumo, una legge ordinaria dello Stato italiano calpestata dal PD imolese in nome del “sì-ma-poi-in-fondo-è-cosa-buona-e-giusta”. Infatti il decreto legislativo 21/2014 in vigore dal 13 giugno 2014 (!!!) all’articolo 66 quinquies intitolato “Fornitura non richiesta” recita proprio così: “Il consumatore è esonerato dall’obbligo di fornire qualsiasi prestazione corrispettiva in caso di fornitura non richiesta di beni, acqua, gas, elettricità, teleriscaldamento o contenuto digitale o di prestazione non richiesta di servizi” e continua con “In tali casi, l’assenza di una risposta da parte del consumatore in seguito a tale fornitura non richiesta non costituisce consenso.”
A questo punto una domanda. Se la lingua italiana ha ancora un senso, un consigliere comunale che viene a conoscenza di una azienda che chiede una prestazione corrispettiva in cambio di una prestazione non richiesta di servizi, può magari con il suo voto di astensione, avvallarla impunemente?
Movimento 5 Stelle Imola.
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