Scade il 9 dicembre 2025 il bando del Comune di Castel San Pietro Terme che mette a disposizione 100.000 euro per sostenere le piccole e micro imprese del territorio: negozi, bar, ristorazione e artigianato di servizio alla persona. Un’iniziativa che conferma l’intenzione dell’amministrazione di puntare su riqualificazione, innovazione e rilancio delle attività di prossimità, temi sempre più centrali per la tenuta economica delle comunità locali.
Il fondo, presentato in collaborazione con le associazioni di categoria, prevede contributi a fondo perduto fino a 10.000 euro per ogni richiedente, con una copertura che non può superare il 50% della spesa sostenuta. Possono partecipare solo attività in regola con i tributi locali fino al 2024 e con sede operativa a Castel San Pietro Terme.
Gli interventi finanziabili comprendono la riqualificazione dei locali, l’apertura di nuove attività o il trasferimento di sedi nel territorio comunale, l’innovazione nelle tecniche di vendita e nei servizi alla clientela, la formazione e la consulenza per imprenditori e dipendenti. Un capitolo speciale riguarda le botteghe storiche, per le quali sono previsti interventi volti a preservare tradizione e legame con la città.
Le spese ammissibili devono essere effettuate tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2025, e il contributo verrà erogato solo dopo la verifica delle fatture presentate.
A questo punto nasce la domanda cruciale: 100.000 euro per un intero comune possono davvero incidere sulla competitività del tessuto economico locale? Con i costi di ristrutturazione in aumento, la digitalizzazione obbligatoria e le microimprese alle prese con un clima economico difficile, il rischio concreto è che il fondo copra solo una quota marginale dei reali bisogni del territorio.
Dieci imprese potrebbero ottenere 10.000 euro ciascuna, oppure venti imprese potrebbero riceverne 5.000. Cifre che, nella pratica, spesso bastano appena per rifare un impianto, cambiare un’insegna o aggiornare un sistema informatico. L’iniziativa è positiva, ma non risolve il problema di fondo: il commercio di vicinato continua a essere schiacciato tra grande distribuzione, costi fissi in crescita e concorrenza online. Senza interventi strutturali più consistenti, i bandi rischiano di trasformarsi in piccoli aiuti simbolici più che in motori di rilancio.
Per questo annunciamo che seguiremo con attenzione tutto il percorso del bando: dalle domande, all’assegnazione, fino alla pubblicazione dell’elenco delle imprese ammesse. Vogliamo capire chi riceverà questi fondi, per quali progetti, e soprattutto se queste risorse avranno un impatto misurabile sul territorio oppure no.
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