Prima di iniziare con le nostre note tecniche meritano un commento le dichiarazioni del sindaco Manca uscite a più riprese sui giornali nei giorni scorsi, cito testualmente: “l’idea di raggiungere l’80% di raccolta differenziata e riempire i fossi di pattume non mi appartiene” oppure “non è da escludere un allargamento della differenziata ma con le giuste tecnologie, non voglio sporcare la città con le buste ai cancelli che aspettano il ritiro due giorni alla settimana, non è sinonimo di qualità” o ancora “non funziona e dove è stata fatta vi sono sacchetti di plastica nei fossi e nei fiumi” …ecco tali dichiarazioni di tecnico non hanno nulla, denotano invece scarsa conoscenza dell’argomento e decisamente una bassa per non dire offensiva opinione dei cittadini imolesi ritenuti poco inclini al senso civico e al decoro cittadino.
Ma a tal proposito invitiamo Manca e la sua giunta a vedere cosa fa il Veneto (Treviso e resto della Regione), non governato dal PD, dove il consorzio Contarina ha raggiunto l’85% di raccolta differenziata senza pattume nei fiumi e al contrario con grande soddisfazione dei cittadini che pagano una TARI contenuta o analogamente cosa succede in Trentino ma anche in tante altre realtà italiane prima di RIDICOLIZZARE I PROPRI CITTADINI E LA CULTURA dell’EMILIA ROMAGNA.
Se il Sindaco non lo sa gli ricordiamo che la DIFFERENZIATA in questi luoghi non viene fatta per “sport ambientalista” ma per economie e miliardi di euro che si generano dal recupero delle MATERIE, oramai si deve parlare di MERCEOLOGIA e NON DI RIFIUTO, e che tale mercato in grande crescita è stimolato dall’unione europea fino anche dalla nostra recente legge regionale, la LR 16/2015 sull’economia circolare.
Non a caso, proprio domani, 13 tra Sindaci e assessori all’ambiente di Comuni della Città Metropolitana, vanno a visitarla per poi mettere in pratica quello che Lei definisce “sporcare la città”!
Mentre si sta muovendo ovunque una fiorente economia dei rifiuti volta alla sostenibilità, con il valore aggiunto di creare anche maggiori posti di lavoro, da noi sentiamo ancora parlare della solita filiera obsoleta dello smaltimento dove la fanno da padrone le discariche e gli inceneritori. L’Emilia-Romagna continua inoltre con il poco onorevole primato del maggiore produttore pro-capite di rifiuti in Italia. Guardando poi localmente si registra una raccolta differenziata bassa (provincia di Bologna 48,8%, Imola 55,2% realtà che non hanno raggiunto nemmeno gli obiettivi di legge rispettivamente del 50% per il 2009 e del 65% per il 2012 figuriamoci il 73% entro il 2020), tale differenziata è inoltre di scarsa qualità (una percentuale attorno al 30-40% del differenziato raccolto con la campana multimateriale non è recuperabile e va a smaltimento) e un dato particolarmente importante è il rifiuto indifferenziato procapite che ad Imola è elevatissimo: 300 kg/ab contro 150 kg/ab fissati dalla LR 16/2015 per il 2020 e i 29 kg/ab di Ponte nelle Alpi già oggi. Certo che se fosse per il nostro sindaco, una realtà così importante e in crescita come ECOMONDO dovrebbe essere chiusa…
La buona notizia è che se invece di investire su discarica e inceneritori si investisse sulla filiera della riduzione, recupero, riuso, riciclo e rigenerazione dei rifiuti si raggiungerebbero in poco tempo gli obiettivi di legge tra i quali la chiusura di tali impianti. E alla domanda dove vanno a finire i rifiuti non recuperabili? Rispondiamo che questa frazione sarebbe minima e non richiederebbe comunque una discarica, soprattutto della grandezza sovradimensionata progettata per la discarica Tre Monti. Tutto questo è già realtà in altri luoghi basta applicarla anche da noi almeno che non si voglia continuare a fare da pattumiera al resto d’Italia.
Osservazioni allo studio d’impatto ambientale e risultati delle analisi indipendenti:
In riferimento allo studio di impatto ambientale presentato, dall’analisi della documentazione presentata dal proponente, sono emerse carenze e lacune sostanziali, in termini sia PROCEDURALI, sia METODOLOGICI sia a livello più strettamente DI CONTENUTI, tra cui (alcuni esempi):
– Mancata applicazione del principio di precauzione , come tra l’altro raccomandato dalle istituzioni scientifiche anche internazionali operanti nel settore e dalla Sentenza n. 2495 del 2015 della sezione V del Consiglio di Stato. Principio che, alla luce della modalità con la quale lo studio di impatto ambientale è stato redatto si ritiene completamente inottemperato.
– Non vi è la valutazione degli impatti sanitari. Data la natura dell’intervento in oggetto, concernente l’ampliamento di una discarica per Rifiuti Solidi Urbani e rifiuti Speciali non Pericolosi, in grado di ospitare fino a 2.175.000 ton aggiuntive di rifiuti, si ritiene necessario lo svolgimento di una Valutazione di Impatto Sanitario (VIS) in via predittiva a supporto del processo decisionale. Di recente, è stata poi la stessa norma VIA Comunitaria (Direttiva 2014/52/UE) a sancire l’espletamento della VIS in sede di Valutazione di Impatto Ambientale dei progetti. In linea con tale approccio, di considerare la VIS come strumento di supporto alle decisioni, si segnala, inoltre, il progetto SESPIR – Sorveglianza Epidemiologica sullo stato di Salute della Popolazione residente Intorno agli impianti di trattamento Rifiuti (conclusosi nel 2014), realizzato dalla collaborazione tra il Ministero della Salute e proprio la Regione Emilia Romagna e la relativa ARPA. Sempre di recente, si segnala, infine, come la stessa ISPRA (con la collaborazione tra l’altro di ARPA Emilia Romagna) abbia emanato, nell’aprile 2015, le “Linee Guida per la Valutazione Integrata d’Impatto Ambientale e Sanitario (VIIAS) nelle procedure di Autorizzazione Ambientale (VIA, VAS, AIA)” , che comprendono proprio un esempio su un intervento di discarica.
– Manca la valutazione degli impatti cumulativi e a questo proposito, si evidenzia come la stessa disciplina normativa in materia di VIA (D.Lgs. 152/2006 e smi) preveda in maniera esplicita la valutazione degli impatti cumulativi quale strumento di definizione degli effetti di un progetto sull’ambiente. Si segnala, inoltre, come con la sentenza della Quarta Sezione della Corte di Giustizia 24 novembre 2011, Procedimento C404/09, sia stata sancita proprio l’obbligatorietà della considerazione degli effetti cumulativi nella valutazione di impatto ambientale di un progetto.
– Carente valutazione delle alternative Si ritiene quindi inadeguata la scelta e la descrizione delle ipotesi progettuali alternative, il che è da ritenersi una criticità sostanziale nello Studio di Impatto Ambientale considerato. In contrasto con quanto prevede la normativa vigente, non è stata utilizzata alcuna adeguata logica comparativa nella scelta strategica dell’intervento. Andrebbero considerate alternative che prevedono differenti sistemi di trattamento dei rifiuti, dando la priorità, in coerenza con la normativa vigente, a quelli che comportano un recupero di materia, aspetto assolutamente tralasciato nella documentazione depositata dal proponente.
– carente inquadramento degli stati ante-operam delle matrici ambientali, per cui lo studio risulta inattendibile e fuorviante ai fini della valutazione degli impatti. Tale carenza sostanziale risulta poi dai dati forniti dalla campagna speditiva e dalle criticità rilevate da ARPA il che denotano un rischio ambientale e sanitario non valutato (temi esplicitati nei punti precedenti) il che fa risultare lo SIA presentato inattendibile sotto molteplici profili.
– Non vi è l’analisi della tipologia di rifiuti previsti e della loro provenienza.
– Manca lo studio di incidenza ai fini dell’ottemperanza della valutazione di incidenza (V.Inc.A).
Risultati delle analisi condotte nel rio Rondinella in prossimità della discarica relativamente ad un tratto di circa 900 m:
Acque superficiali
Sono stati prelevati 4 campioni con livelli di Ferro, Nitriti, Solfati, Fluoruri, Cloruri, Bromuri e Cromo totale che hanno dimostrano un grave stato di sofferenza ambientale nell’area ai confini della discarica Tremonti che possono potenzialmente essere nocive su coltivazioni e vettore di contaminazione diffusa ambientale con incidenza sanitaria su scala vasta.
Suoli
Sono stati prelevati 9 campioni. Confrontando le concentrazioni degli analiti sui campioni di suoli con la colonna A della tabella 1 dell’allegato 5 alla parte IV del D.Lgs. 152/2006 che riporta i valori soglia di contaminazione per terreni residenziali o a verde, si sono riscontrati importanti superamenti per lo Stagno, gli Idrocarburi pesanti e il Piombo (questo in un unico punto).
Si segnalano, inoltre, le concentrazioni di solfati che aumentano notevolmente a valle dello scarico della discarica sul Rio Rondinella. Da 35 mg/kg riscontrati sul campione Suolo9, il tenore sale costantemente: 103 e 151 immediatamente a valle dello scarico, 353 mg/kg riscontrati 200 m più a valle e così via. Analogo trend si riscontra per mercurio e tallio, che pur non superando i limiti di legge, hanno concentrazioni che crescono di oltre un ordine di grandezza a valle del suddetto scarico.
Sedimenti
Sono stati prelevati 2 campioni. Nei due campioni di sedimenti prelevati nell’alveo attuale del Rio Rondinella, confrontando le concentrazioni degli analiti con colonna A della tabella 1 dell’allegato 5 alla parte IV del D.Lgs. 152/2006 e con la tabella 2/A del D.Lgs. 260/2010 che definisce i valori soglia per gli standard di qualità ambientale espressi come valore medio annuo, si sono riscontrati superamenti per lo Stagno, gli Idrocarburi pesanti e il Nichel.
Se il sindaco, e la sua maggioranza di governo, esprimeranno in conferenza di servizi e in qualunque altra sede un parere favorevole relativamente al progetto di ampliamento della discarica è evidente che ritengono di avere quanto segue:
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Certezza di disporre di tutti i dati ambientali e sanitari in grado di rassicurare sulla salubrità dell’ambiente nei dintorni della discarica e fino alla città di Imola;
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Certezza che con tali dati di base è stato possibile valutare con ragionevole certezza la non significatività degli impatti ambientali e sanitari diretti, indiretti e cumulativi del progetto di ampliamento della discarica;
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Certezza di aver adottato il principio di precauzione, come sancito dall’articolo 191 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, dall’art. 301 del DLgs 152/2006 e rafforzato da numerose sentenze l’ultima delle quali la Sentenza n. 2495 del 2015 della sezione V del Consiglio di Stato, nei confronti della popolazione imolese e del suo territorio esposto per 40 anni agli impatti, a nostro avviso di portata non definita, della discarica Tre Monti ed ora del previsto ampliamento;
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Certezza che siano state ottemperate dagli enti competenti, a partire dal Comune, le previsioni di legge in materia di partecipazione pubblica in particolare con riferimento alla LR 3/2010 e LR 9/1999 e che è stato fatto tutto quanto in potere del sindaco per garantire l’informazione e la partecipazione dei cittadini imolesi anche oltre le previsioni minime di legge;
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Certezza che la realizzazione di una ulteriore discarica si inserisca in una moderna filiera in linea con gli obiettivi di riutilizzo e riciclaggio e di economia circolare sanciti dalle direttive europee di settore e recepite dalla LR 16/2015 e non persegua invece in modo colpevole il reiterarsi delle logiche superate dello smaltimento a basso costo a tonnellata ma ad altissimo costo in termini di esternalità (impatti ambientali e sanitari), dalla TARI alta e dalla scarsa ricaduta sul territorio in termini occupazionali.
TALI CERTEZZE SI TRADUCONO IN UNA RESPONSABILITà POLITICA, CIVILE E PENALE.
Ma nel caso in cui le certezze sopra elencate siano, a nostro avviso, più verosimilmente da considerarsi carenze gravi e sostanziali chiediamo al sindaco di esprimere contrarietà al progetto di ampliamento anche a fronte di un eventuale voto positivo di altre amministrazioni ed enti, all’interno della conferenza dei servizi, in virtù del suo ruolo fondamentale di garante della salute pubblica e di responsabile del governo della città volto necessariamente al bene comune.
Inoltre alla luce di quanto emerso dalle nostre analisi speditive condotte sul rio Rondinella in prossimità della discarica e dalle analisi di ARPA relativamente ai pozzi spia in prossimità delle vasche del percolato condotte ad una profondità variabile tra 6 e 15 m di profondità, ovvero dove finisce lo strato compatto di argilla, che hanno rilevato la presenza in concentrazione elevatissima di Arsenico, Cromo VI, Nichel, Nitriti e Solfati, si delinea un quadro preoccupante di contaminazione diffusa.
Si chiede pertanto una urgente caratterizzazione del sito dentro e fuori la discarica al fine di accertare se non sia necessaria una messa in sicurezza dell’attuale impianto e relativa bonifica e scongiurare in tal modo il rischio di diffusione di inquinanti nelle matrici ambientali.
Si chiede inoltre al Comune e ad ARPA indagare la eventuale correlazione tra i pericolosi inquinanti trovati internamente con quelli rilevati esternamente per capire in che modo e in che misura la discarica sta rilasciando nell’ambiente circostante tali sostanze. Non è secondario ricordare che l’intorno della discarica oltre che abitato è coltivato e che i prodotti agricoli finiscono sui piatti di molte persone.
Si chiede al Comune e ad Hera che vengano date delle risposte urgenti e chiare in merito alla presenza abbondante di metalli pesanti, quali arsenico, cromo VI e nichel, che non sono riconducibili alla merceologia dei rifiuti urbani e speciali non pericolosi autorizzati per la discarica Tre Monti.
Si chiede di fare una Valutazione d’Impatto Sanitario con le tempistiche e nel raggio territoriale ritenuti adeguati dagli esperti del settore.
Vista la portata e la gravità dei dati emersi e la preoccupazione e i dubbi per quelli ancora mancanti (la maggioranza) abbiamo deciso di depositare presso la Procura della Repubblica le nostre osservazioni e i risultati delle nostre analisi fin qui fatte, non escludendo di proseguire con ulteriori approfondimenti e analisi indipendenti visto il grande appoggio economico che ci è giunto da molti cittadini imolesi, preoccupati quanto e più di noi.
Si chiede infine ad Hera di ritirare il progetto per tutte le incompatibilità e carenze appena elencate che non sono sanabili con semplici integrazioni fornite all’ufficio VIA regionale. Riteniamo che sia necessaria una fase di scoping per una revisione completa dei contenuti del SIA corredati da almeno due anni di studio (con potenza statistica) sia sulla matrice ambientale che sanitaria. Questo lo segnaliamo anche agli azionisti di HERA in quanto prevenire è sempre meglio che curare e qui aimè di cura ce ne sarà già da fare vista l’eredità di 40 anni di discarica.
Nota finale non pertinente con l’oggetto all’odg: L’acqua potabile.
Chiediamo al Sindaco e all’AUSL di NON VIVERE DI CERTEZZE MA DI DUBBI E ANALISI. Il 26 e 27 ottobre l’acqua del rubinetto conteneva alluminio in dosi molto elevate e lo ribadiamo con forza. Dai tabulati di AUSL fornitaci con l’accesso agli atti NON VI SONO DATI CHE VANNO A CONFUTARE questo fatto e poco ci tranquillizza sapere che i controlli vengono fatti nella rete e non al rubinetto di casa come se tanto alluminio potesse derivare da pochi metri di tubi privati per altro non in alluminio. Ricordiamo che i pozzi di Imola o l’acqua potabile non è vero che non hanno mai avuto criticità visto che nel sito della Regione vi è uno studio di impatto ambientale che fa “bella mostra” di come pozzi a Imola già nel 2007-2008 presentino livelli di nitriti, nitrati, alluminio (e derivati delle trielina) con superamento dei limiti di legge e che venivano e vengono chiusi perché contaminati per ricercarne altri.
Quindi chiediamo a chi di competenza di INFORMARE e di EVITARE CERTEZZE perché allo stato attuale vi sono SOLO INCERTEZZE! E Problemi che si CUMULANO…
A tutto ciò, vorremmo aggiungere alcune considerazioni sulle scelte politiche che Hera e Conami hanno fatto con il pieno e totale appoggio di questa amministrazione comunale e degli altri 22 Comuni, ovvero acquistando il terreno già 10 anni fa (2005!) per l’ampliamento della Discarica Tre Monti di Imola, ignorando totalmente un percorso di informazione e confronto con i cittadini, così come invece prevede anche la nuova legge regionale sui rifiuti, ma anche altre precedenti legate alla partecipazione dei cittadini per progetti così importanti per il territorio, soprattutto se trattasi di impianti insalubri.
Ci preme ricordare che in questa discarica sono finiti rifiuti di ogni genere già prima del 1997, anno in cui la RD diventa obbligatoria con il decreto Ronchi, poi successivamente con una RD molto parziale nel nostro territorio e soprattutto rifiuti provenienti da ogni parte della Regione e d’Italia: tutti ricorderete la solidarietà “forzata” per Napoli ed altre realtà sparse per la nostra penisola, dove ancor oggi non si fa RD!
L’epoca” dello smaltimento è finita ed in particolare Il territorio imolese ha già ampiamente fatto la sua parte in questa fase: è tempo che Hera si occupi seriamente della raccolta differenziata, come la stessa nuova legge regionale prevede, investendo in mezzi ed impianti per il riciclo dei rifiuti.
Non vogliamo soffermarci sul fatto che l’amministrazione comunale, la proprietà e il gestore della discarica, con questo progetto, continuano ad ignorare i gravi disagi patiti per oltre 40anni dai residenti e l’aggravio del rischio sanitario-ambientale che comporterebbe l’ampliamento: ne hanno già parlato direttamente ed ampiamente più volte i cittadini più direttamente interessati, ma la consideriamo una vera condanna all’emarginazione sociale con una qualità della vita davvero negativa ed ingiusta, e soprattutto lesiva del diritto alla tutela della salute.
Infine, se malauguratamente questo progetto venisse accettato, se ci saranno altri decreti di emergenza rifiuti in giro per l’Italia, Imola continuerà ad accogliere rifiuti per “solidarietà” verso chi continua ad ignorare che il rifiuto è una risorsa?
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