di Brigida Miranda
Ammetto di avere un debole per Facebook. E lo dico da giornalista. E’ meglio di qualunque intervista audio o video che tu possa realizzare. Perché i contenuti, gli sfoghi che trovi su facebook non riuscirai mai a farli esternare all’intervistato di turno.
Per esempio, io è oltre un anno che chiedo disperatamente un’intervista a Marcello Tarozzi, capogruppo Pd in Consiglio.
Marcello, non dire che non è vero che mi fai incavolare… Mi hai rimandato tre volte nonostante avessimo concordato pure l’argomento… Al che, poi, mi sono un pochino stancata. Capisco che per uno del Pd ortodosso sia dura reggere il peso delle mie domande (vabbè l’ho sparata grossa). Ci sono delle persone che non mi hanno mai rilasciato interviste. Per esempio la parlamentare Mara Mucci del Movimento 5 stelle mai. Quella donna è introvabile. I grillini me le rilasciano ogni tanto, tipo Claudio Frati e Claudia Resta. Loro, sempre disponibili. Altri storcono sempre un po’ il naso. E poi sono i primi a dire che i giornali sono tutti asserviti ai partiti, sono di parte e non danno mai spazio al Movimento.
Ma torniamo a Tarozzi, capogruppo Pd in Consiglio. Che, all’inizio, veramente, non mi stava tanto simpatico. Tarozzi all’inizio lavorava nella segreteria Pd. Era un funzionario di partito e come tale veniva stipendiato. Poi, a un certo punto, con il nuovo segretario territoriale, Marco Raccagna, si è optato per la razionalizzazione dei dipendenti. Oh, non ci crederete, ma pure il Pd funziona come un’azienda. Aveva un buco in bilancio da 460mila euro. Vattelapesca come si era creato. Forse per i progressivi insuccessi delle Feste dell’Unità, quelle al Lungofiume che durano un mese, dove tra un’iniziativa politica, un concerto di Cristina d’Avena e un ballo caraibico, trovi anche il tempo di seguire una dimostrazione del Bimby. E poi si era creato un allarme generalizzato sul calo degli iscritti. Cioè, questi non pagavano più la tessera, una tragedia.
Tanto che, a un certo punto, Raccagna pensò bene di chiedere un obolo volontario, ma minimo di 150 euro, agli iscritti facoltosi. Non ho ben capito su quali criteri e su quali motivazioni poggiasse tale richiesta. Penso che nessuno o quasi abbia accolto la proposta.
E così, pure il Pd che sostiene il lavoro giovanile e si batte contro la disoccupazione, ha prodotti i suoi bei disoccupati. Tra cui Tarozzi. Le vicende personali di Tarozzi hanno tenuto banco sulla stampa locale e in Consiglio per mesi. C’era Andrea Zucchini che viveva solo per sapere se Tarozzi sarebbe stato assunto in Hera. Conferme, smentite. Non si capiva più nulla. La politica locale ruotava intorno alla ricollocazione di Tarozzi dentro una partecipata.
Cioè, ora io voglio dire… va bene che in tempi di crisi come questi uno del Pd che trova lavoro in men che non si dica è comunque uno scandalo… ma, secondo voi, uno che si è speso da giovane per il partito, sempre allineato, fedele, che da bersaniano diventa renziano a seconda del diktat che arriva da viale Zappi, che ha lavorato sempre come funzionario di partito, vuoi che non pretenda nemmeno un posticino in una partecipata dopo che ha lavorato per anni nella segreteria del Pd e dal Pd è stato licenziato? Cioè, uno nella vita fa delle scelte. C’è chi sceglie di fare il concorso pubblico e mettersi al sicuro, e c’è chi sceglie di mettersi al sicuro lavorando per il partito.
Ma a un certo punto, non si è capito ben come, pure le certezze di viale Zappi hanno iniziato a vacillare. E il Pd di martiri e di capri espiatori ne ha creati una marea. Cioè, qui i posti e le poltrone non c’erano più per tutti. Eh ragazzi, qui pure c’è aria di crisi. Eh, vabbè, ma proprio Tarozzi ci deve rimettere? Diciamo che Tarozzi è uno tra i tanti. Vogliamo partire che ne so, da Marchignoli? Massimo Marchignoli, ex sindaco, ex deputato, ha mantenuto talmente bene il consenso intorno alla sua persona che è riuscito a perdere persino il feudo di Castel del Rio, il suo Comune di origine, 1265 anime e poco più di 900 votanti che se solo vuoi andarli a prendere tutti a casa, ce la fai comunque a controllarli. E lì la prima “vittima” politica. Marchignoli non viene ricandidato alla Camera, al suo posto ci va Daniele Montroni, uno che ha fatto faville come presidente di ConAmi. Cose del tipo: state tranquilli che il ConAmi non si sputtana milioni di euro per l’Autodromo e il giorno dopo il Consorzio diventa all’85% socio di Formula Imola.
Poi c’è stata Elena Costa, una giovane laureata in Scienze Politiche, una che ha sempre lavorato per il partito, faceva qualcosa come l’addetta stampa, doveva essere l’astro nascente della politica locale. Consigliera provinciale tra le più assenteiste, assessore a Borgo Tossignano (ma credo che la gente manco lo sapesse) è stata tagliata fuori pure lei dal partito. Politicamente sparita.
Potrei citare che ne so l’ex assessore Raffaella Salieri, una meteora sparita con l’avvento del secondo mandato Manca, ma meno male che lei aveva il suo posticino, in aspettativa, nel Comune di Borgo Tossignano. E veniamo a tempi più recenti, con l’ex consigliera regionale Anna Pariani, sulla cresta dell’onda come assessore provinciale all’Istruzione, poi fatta dimettere con il miraggio di una carriera politica meravigliosa come consigliera regionale dove in realtà, nonostante l’indennità molto più redditizia, parliamoci chiaro, era solo vicecapogruppo, niente a che vedere con il prestigioso ruolo di assessore. Poi, finita nell’indagine delle spese pazze, ha perso pure le primarie. Carriera politica chiusa (?). Intanto però torna orgogliosamente a lavorare in Hera. Ci sarebbe pure l’ex segretario territoriale Fabrizio Castellari che aveva poco polso, ma francamente, con Raccagna in pista, c’è più di qualcuno che lo rimpiange.
Ma il caso di Tarozzi è un po’ diverso. Perché a Tarozzi, che è sempre stato buonino buonino, non hanno mai offerto l’occasione di correre per un posto di prestigio. Che ne so, un assessorato. Una candidatura in Provincia, in Regione. Il massimo che gli hanno detto: fai il capogruppo Pd in Consiglio. Però guarda, siamo un po’ in crisi, bisogna che tagliamo il tuo posto da funzionario di partito.
- Vabbè, allora mettimi a lavorare in Hera, scusa.
- Eh no, la notizia ce l’hanno bruciata i giornali, se ti mettiamo lì è troppo sporca.
Cioè, fatemi capire, lavorano praticamente tutti in Hera e il problema è Tarozzi?
- Eh sì, perché vedi ultimamente la gente ci percepisce proprio come poltronificio, dobbiamo fare finta che ti spediamo da un’altra parte, tipo in una collegata di Hera.
E così, mentre persone come Manara con un diploma Ecap si ritrovano alla presidenza del ConAmi e dentro il cda di Hera, gente come Cantelli si ritrova a fare l’assessore non si capisce più se per mantenere gli equilibri renziani o di CL o del gruppo scout, Tarozzi viene spedito alla Koiné HCI di Casalecchio che non ho ben capito di cosa si occupi, perché se leggi sul sito trovi delle robe tipo: “network di Contact Center che si caratterizza per la capacità di produrre valore aggiunto per i propri Clienti attraverso la gestione manageriale dell’organizzazione e la ricerca del benessere organizzativo”. BOH.
Ma l’importante è lavorare, tengo famiglia. Non è che ci possiamo permettere pure di lamentarci. Al massimo, posso porre qualche questione interna al partito.
Ed è qui che arrivo al mio amore viscerale per facebook.
A parte qualche intervista molto politically correct rilasciata alla stampa locale, è sul social network che cogliamo il dissidio interiore di Tarozzi. Cioè, delle frasi lancinanti del tipo: “sto per prendere la decisione più importante della mia vita”… e allora pensi: vuoi vedere che si dimette da capogruppo.
Oppure: “I mali del mio partito sono le continue rivalità personali, gli sgambetti politici a coloro che si considerano nemici per bruciarne la carriera, la continua corsa ad ambire a un qualche spazio per sé o l’invidia per i percorsi altrui”. E vedi i ‘like’ di gente di partito che sarà probabilmente ancora più schifata di Tarozzi.
O ancora: “Ci sono persone che alla fine della loro vita resteranno sole con la loro carriera e forse troppo tardi si accorgeranno che lungo il cammino hanno perso le cose che davvero contano. Ci sono dirigenti del mio partito che hanno ricevuto più di quello che hanno dato ma continuano a lamentarsi”. E ci trovi il “like” pure del capogruppo di Forza Italia Simone Carapia a cui, notoriamente, il suo partito vuole un sacco bene. Talmente bene che ogni volta che c’è un’occasione gli dice: “stavolta devi fare un passo indietro per il bene del partito”.
Vabbè che uno potrebbe obiettare: “almeno a Carapia gli hanno fatto fare il candidato sindaco alle ultime amministrative”. Che, obiettivamente, fare a Imola il candidato sindaco del Pdl equivale praticamente a fare il kamikaze politico. Simone, lo sai che ti voglio bene, ma del resto questa è satira e tutto è concesso.
Quindi, questi messaggi in codice che sta lanciando Tarozzi hanno dei significati precisi. Ma ancora inesplorati. Dicci, o Marcello, quale direzione sta prendendo la tua vita politica. Siamo curiosi. Perché, se tipo alle prossime amministrative, volessi fare una lista civica con Carapia, meglio che cominciate a parlarne da subito. Eddai che in fondo pure tu ti sei stancato del sistema Manca/Merola e non lo vuoi ammettere … Sì… forse ho travalicato un attimo la realtà e sono finita nella fantascienza politica. Però del resto, dopo le coalizioni “ai confini della realtà” delle ultime amministrative, che male c’è a sognare un po’?