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LETTERA ASSOCIAZIONE GUIDE E SCOUT CATTOLICI ITALIANI PER 25 APRILE

La ricorrenza dei 70 anni della Liberazione d’Italia ci induce a condividere alcune considerazioni in merito al ruolo che ha avuto lo scoutismo nel tessuto sociale italiano.
In particolare nel periodo precedente e poi durante la Seconda Guerra Mondiale vogliamo ricordare come sia un fatto storico che in molte città italiane si siano formati spontaneamente gruppi scout clandestini, spesso senza neanche avere contatti tra loro per un esercizio di prudenza.
Le esperienze in questo senso che si sono avute a Roma, Torino, Genova, Bologna e in altre località ebbero diversi destini, ma una in particolare si ritagliò un ruolo non marginale nella resistenza al Regime fascista. Questa vicenda, avvenuta lontano da noi (tra Milano e Monza), ma molto conosciuta anche dai nostri ragazzi, prende il nome delle Aquile randagie. A partire dal 1929, poche decine di ragazzi (per poi diventare qualche centinaia negli anni a seguire) continuarono lo scautismo in modo clandestino, esponendosi a rischi, ma non tradendo mai la Promessa e la Legge scout. Le Aquile randagie portarono avanti una resistenza pacifica, senza armi, ma comunque di grande effetto. Tutto ciò fu dovuto ad una precisa scelta tesa a promuovere in clandestinità e stile scout la persona in tutto il suo spessore ed aiutare i giovani a diventare uomini liberi, maturi e responsabili di fronte alla vita.
Nella storia di questi ragazzi leggiamo però qualcosa che va oltre lo scoutismo, che con i propri valori ed ideali fu il motore di quelle azioni. Vediamo cioè delle persone che riconoscono altri uomini e donne perseguitati ed offrono aiuto e rifugio. Gli scout di quegli anni misero a repentaglio la loro vita per aiutare giovani e vecchi, italiani ed ebrei, rifugiati politici e perseguitati dal Regime (Indro Montanelli per citare un caso famoso), ma anche ex fascisti e semplici cittadini che subito dopo la guerra divennero vittime di ritorsioni e vendette. Non possiamo non vedere in questi fatti storici, il valore supremo del rispetto totale della persona, fintanto il mettere in pericolo la propria vita per salvare quella altrui, senza distinzioni di uniformi, divise, condizione e colore politico.
Un’altra considerazione di più ampio respiro ci porta a sottolineare il ruolo dei cattolici di quel tempo nella vita politica, sociale ed economica italiane, dell’immediato dopo guerra (il massimo esempio è il ruolo da protagonisti avuto nella scrittura della Costituzione repubblicana). La formazione cristiana di tanti esponenti della società civile avvenne proprio nei nascenti gruppi giovanili (scout e non solo), nelle università, nelle scuole, nelle parrocchie.
Tutto ciò interroga e ci sprona anche oggi come Associazione cattolica ad essere protagonisti, non solo nell’individuare i bisogni dei giovani e nel rispondere ad essi mettendo in pratica la nostra azione educativa, ma anche a ritagliarci un ruolo ed una voce forte e chiara nei confronti delle tante sfide che la realtà di oggi ci mette di fronte.
Nel farlo, rinnoviamo ancora una volta quel patto di fedeltà alla Promessa e alla Legge scout. Una storia di impegno verso Dio, verso il Paese e verso il prossimo che si rinnova da più di cento anni, attraverso la testimonianza di migliaia di ragazzi e ragazze, dalle Aquile randagie fino al più piccolo dei nostri fratellini dei giorni nostri. In questo ci siano di sprone ed aiuto le parole di Papa Francesco: “Il mondo ha bisogno di giovani coraggiosi, non timorosi; di giovani che si muovono sulla strada, non che siano fermi”.

Luca Salvadori, Elisa Mascanzoni (Responsabili Agesci Zona di Imola)
Don Euterio Spoglianti (Assistente Ecclesiastico Agesci Zona di Imola) )