La vergognosa parabola dell’IMU agricola è iniziata male ed è destinata a finire peggio.
È una delibera del Consiglio dei Ministri straordinario di fine gennaio che ha ampliato i margini dell’esenzione da questa tassa, esonerando dal pagamento tutti i comuni montani.
A che serve questo provvedimento in una città come Imola?
Nel nostro comune, infatti, come a Dozza, tutti quanti i terreni saranno comunque soggetti all’IMU agricola. Solo a Castel San Pietro Terme saranno graziati pochi coltivatori diretti in collina o quelli parzialmente montani. Il termine di questo pagamento, oltretutto, è già scaduto il 10 febbraio scorso.
Anzitutto è discutibile la modalità con cui si delibera l’imposizione di questa IMU: prima se ne sospende il pagamento, poi a fine gennaio si decide chi deve pagare una imposta che scade ai primi di febbraio.
Inoltre, si deve chiarire che l’IMU agricola è utile solo al fine di battere cassa e di risanare bilanci amministrativi statali e comunali, facendone tornare i conti, con il risultato che questa imposta suona come una sanzione irrogata, più che un equo tributo. È una pena da scontare che grava sul capo di piccoli e medio-grandi imprenditori agricoli, dal coltivatore diretto al grande proprietario di fondo agricolo, i quali si vedono costretti ad adempiere ad un prelievo coattivo, che li mette in ginocchio.
Le Istituzioni, statali e locali, dovrebbero tutelare i cittadini e non aumentare le imposte all’ultimo momento, peggiorando situazioni già critiche. Ieri era il caso dei lavoratori dipendenti che si vedevano ingrossare le tasse da parte del comune all’ultimo momento per risanare i bilanci dell’amministrazione locale, oggi i coltivatori sono sottoposti a un’IMU agricola tanto ingiusta, quanto non dovuta.
Non è dovuta, per il vergognoso modo con cui è stata gestita la sua ingiunzione dallo stesso Governo; non è giusta perché insostenibile per i produttori, che nel 2014 hanno visto i loro redditi crollare dell’11% e i prezzi sui campi diminuire del 5,5% rispetto al 2013.
Non bastavano il maltempo, le malattie delle piante, le fitopatie in aumento, l’embargo Russo e il calo dei consumi, ma per affossare in maniera definitiva i contadini si addiziona oggi questa imposta, che, fra l’altro, in questa congiuntura economica, non porta alcun risultato positivo, soprattutto se si colpisce quella fascia di popolazione che ogni giorno, a capo chino, si impegna per contribuire allo sviluppo economico ed ambientale di questo Paese.
Anche Giordano Zambrini, presidente della CIA Imolese, ci ha comunicato che questo prelievo è insostenibile per gli agricoltori che hanno chiesto ai rispettivi Comuni di procrastinare la scadenza dell’IMU agricola, tra febbraio e marzo.
Questo accanimento ci mette nelle condizioni di constatare che è necessario quanto segue: i sessanta giorni che la legge prevede oggi come termine di applicabilità dei tributi risulta infatti inadeguato; è indispensabile, pertanto, imporre al Legislatore nazionale e all’amministratore locale che un tributo possa essere applicato solo dopo sei mesi o, se i termini di legge sono incerti, dopo dodici mesi da quando questo viene definito.
Solo in questo modo il cittadino può disporre di un apprezzabile orizzonte temporale che sia adeguato per informarsi e per poter controllare il proprio bilancio familiare e d’impresa.
Insieme si vince porterà questa tematica anche nel Consiglio comunale di Imola per difendere il lavoro degli agricoltori imolesi in vista del Bilancio comunale di previsione 2015, la cui discussione sta per iniziare appunto nella massima istituzione cittadina.
Imola, 16/02/2015
Andrea Zucchini
Consigliere comunale della Città di Imola
Presidente del gruppo “Insieme si vince”
Nicolas Vacchi
Vicecoordinatore
del movimento politico “Insieme si vince”