La donna che sa riaccendere la speranza nella popolazione romena per le sue battaglie di trasparenza e legalità.
L’indipendente Monica Macovei potrebbe rappresentare la grande svolta politica per la Romania, chiamata a eleggere il capo di Stato il prossimo 2 novembre. Macovei spicca come figura di alto profilo morale per il dopo Băsescu, la donna ‘simbolo’ che potrebbe guidare la nazione in un processo di democratizzazione che appare ancora lungo e difficile.
Nata a Bucarest, il 4 febbraio 1959, Monica Macovei non appartiene a nessun partito politico. Dal 2004 Ministro della Giustizia del governo Tăriceanu, ex direttrice della commissione di Helsinki per i diritti umani, oggi europarlamentare (Gruppo PPE, all’interno della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni), si è distinta per i suoi valori europeisti e per la sua battaglia contro la corruzione degli apparati statali.
In un Paese che ancora soffre gli effetti di una grandissima crisi economica e delle politiche di austerità imposte dal Fondo Monetario Internazionale, Macovei ha saputo rendersi protagonista di molte delle riforme romene, in primo luogo quella della giustizia, particolarmente apprezzata dalla Commissione europea. Grazie a Monica Macovei, infatti, la stessa Commissione riesce a cambiare la sua percezione rispetto alla Romania, Paese da sempre sotto i riflettori proprio per l’alto livello di corruzione (secondo Transparency International, la Romania è al terzo posto per corruzione tra i Paesi UE).
Tanto che la procura nazionale anticorruzione (Dna) negli ultimi anni, era riuscita a far condannare numerosi segretari di stato, deputati, prefetti, generali e altre personalità pubbliche ritenute prima intoccabili.
E proprio la Macovei, promotrice del “piano anticorruzione”, gioca un ruolo determinante nell’ingresso della Romania nell’UE il 1 gennaio 2007. Ma per le sue posizioni troppo decise, viene fortemente osteggiata in patria. La sua mancata riconferma come Ministro della Giustizia, di fatto, impedisce la creazione di una National Integrity Agency, un’istituzione indipendente incaricata di indagare tra l’altro, la legittimità degli incarichi pubblici. Ma la battaglia contro la corruzione non si arresta e, nel 2010, Monica Macovei guida in Parlamento europeo, la presentazione dello studio sulla corruzione negli appalti pubblici. Uno studio che dimostra che, nel 2010, la corruzione negli appalti è costata tra 1,4 e 2,2 miliardi di euro in otto Paesi membri, tra cui l’Italia. ”Si tratta di risorse che avrebbero potuto essere investite per l’istruzione, per la salute e per altre politiche sociali: l’Ue e gli Stati membri devono unire le forze per lottare contro un fenomeno che colpisce tutti i cittadini”, affermò all’epoca Macovei.
Oggi, da indipendente, corre per la carica presidenziale nel suo Paese e in un’intervista a “Internazionale” dichiara senza mezzi termini: “Mi sono candidata perché l’establishment politico è diventato un business di cui mi vergogno, perché il mio Paese combatte ancora con la corruzione e la crisi economica. La concorrenza è distorta e le persone e gli imprenditori onesti soffrono”.