A una settimana dalla devastante alluvione che ha colpito numerosi comuni delle provincie di Bologna e i comuni della Vallata del Santerno compreso il comune di Imola si lavora per ripristinare l’agibilità delle infrastrutture danneggiate e continua la conta dei danni da parte degli enti preposti e dei privati cittadini. Le immagini della piena che ha causato l’esondazione del Santerno sono ancora vivide negli occhi di chi le ha vissute in prima persona mentre le istituzioni si preparano a rispondere allo stato emergenziale che stanno vivendo i rispettivi comuni.
In tanti hanno rischiato di ritrovarsi il fiume in casa, nel bar o nel ristorante che con sacrificio gli garantisce quanto basta per sopravvivere; a qualcuno è successo di dovere ripulire garage e piani terra della propria abitazione: brutte vicende, ma tutto sommato concluse con un lieto fine. Qualcun altro, quelli più sfortunati, hanno invece subito danni pesantissimi in casa propria, con l’acqua che ha superato il metro e mezzo in alcuni punti d’altezza e che ha arrecato ingenti danni al mobilio, a elettrodomestici e a tutto ciò che ha incontrato sul suo cammino. Drammatica è la situazione di chi con un’azienda da mandare avanti se l’è vista distruggere, in parte o completamente, dall’esondazione del Santerno. È il caso della signora Giuliana Andrieri, che ha dedicato la sua intera vita all’attività commerciale che ha amato fino a quando la “bomba d’acqua” (ha superato i 5 metri), non gliel’ha portata via: la Trattoria Lungo Fiume (già Gattonero), una vera e propria istituzione a Borgo Tossignano, meta forzata di turisti e viaggiatori di passaggio, conosciuta e apprezzata dai concittadini della signora Andrieri, che l’avevano sempre consigliata a parenti e amici che avessero voluto consumare un pasto con la famiglia o colleghi da queste parti. Questo però è il passato. Un passato vicinissimo, lontano appena dieci giorni, ma che oggi, per la signora Andrieri sembra distante anni luce. Quella trattoria, per lei, donna in gamba e votata al lavoro, senza altre fonti di sostentamento, era qualcosa di più di un’attività: era un contenitore di progetti e di idee che funzionavano, in grado di ricreare un’atmosfera di convivialità tra le sue mura, resa poi straordinaria dalla qualità e dal sapore dei piatti portati in tavola. Oggi, Lungo Fiume (già Gattonero), con la sua cucina e i suoi tavoli, con la sua storia, è distrutto, quasi del tutto cancellato dalla furia della natura. La signora Andrieri, umile e orgogliosa come chi si è fatto da sé, oggi può essere presa a simbolo per tutti quei piccoli imprenditori o artigiani sul cui cammino si è imbattuta la calamità naturale, il disastro imprevedibile contro cui, ora, non resta che reagire. E in questa battaglia per la ricostruzione, per il ripristino della vita di tutti i giorni, sarà necessario l’impegno delle istituzioni nazionali la cui sensibilità e impegno auspichiamo siano schierate con decisione accanto a chi adesso ne ha urgente bisogno. La frequenza di questo tipo di calamità che hanno martoriato aziende come quella della signora Andrieri impongono di passare a nuovi strumenti di risarcimento che le garantiscono. Per una bomba d’acqua di cinque minuti la signora Andrieri ha visto distrutto il lavoro e il pane quotidiano di una vita intera.