IMOLA – “Il sindaco ha una paura matta del referendum e fa di tutto per non indirlo”. Parla così Ivan Miani, portavoce del Comitato referendario imolese che aveva promosso la raccolta di oltre 600 firme per permettere agli imolesi di esprimersi sull’ingresso o meno nella Città metropolitana di Bologna. Ma alcuni giorni fa è arrivata la bocciatura del quesito da parte del Comitato dei garanti. A dire il vero, il giudizio non è stato unanime e il quesito è stato bocciato per 2 a 1.
Ma il Comitato non ci sta e sta valutando di presentare ricorso. Nella relazione finale, infatti, è stato riconosciuto che il quesito era stato formulato in maniera chiara e univoca (“Volete che il territorio del Comune di Imola entri a far parte della città Metropolitana di Bologna? sì / no”) . L’obiezione è stata invece sollevata sulla “competenza locale”. Ma cosa si intende per competenza locale? A cosa serve allora un referendum che, ricordiamo, è soltanto consultivo e dunque non vincolante ma serve solo per avere un’idea di cosa pensa la città?
Il Comitato è critico. “Vista la complessità e a volte la poca chiarezza della materia – dice Miani – occorre intenderne il significato in modo non restrittivo. Cerchiamo di spiegarlo con un esempio. Se si dovesse fare una traduzione di un’opera di Tacito o Seneca occorrerebbe fare una traduzione “a senso” non strettamente “letterale”, altrimenti si correrebbe il pericolo di non coglierne appunto “il senso”. Con un’interpretazione così restrittiva sorge spontanea una domanda: su cosa si può fare un referendum consultivo? Forse sul fatto se una fioriera deve essere collocata in piazza Matteotti o in Piazza Caduti per la Libertà? Forse, diciamo, perché, potrebbe essere necessario anche il “parere” della Forestale…Inoltre, non più tardi della primavera scorsa, il Sindaco e il Consiglio Comunale si erano impegnati formalmente a far svolgere un Referendum consultivo sulla Città metropolitana: verranno meno alla parola data? Una decisione così importante per il futuro della città non può e non deve prescindere da una consultazione dei cittadini. In un’associazione, quando si tratta di decisioni importanti, si ricorre al voto di tutti i soci, non solo di alcuni”.
Gli attriti tra amministrazione e Comitato referendario vanno avanti da mesi. A questo link l’intervista a Ivan Miani che annunciò la presentazione di un esposto visto il ritardo con cui il sindaco si era deciso a convocare il Comitato dei garanti (ben oltre i 30 giorni previsti dal regolamento).