Lo hanno annunciato i giovani agricoltori di Alleanza per l’Agricoltura che hanno preparato un documento unitario già presentato all’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni e ai tecnici del Servizio Fitosanitario Regionale.
I rappresentanti di Agia Imola (giovani Cia), dell’Anga Bologna (giovani di Confagricoltura) e dei giovani di Copagri Bologna, hanno evidenziato nero su bianco un problema che sta seriamente compromettendo gli impianti di albicocco delle aree collinari delle province di Bologna, Ravenna, Forlì-Cesena.
Le preoccupazioni derivano dalla presenza di un insetto, un coleottero per la precisione il capnodio, che sta provocando notevoli danni all’albicocco, una coltura considerata minore e coltivata in un’area circoscritta ma che rappresenta una produzione altamente strategica e che necessita di un percorso di valorizzazione.
Il documento è stato presentato dai giovani dell’Alleanza per l’Agricoltura il 10 marzo 2014 all’assessore regionale all’agricoltura Tiberio Rabboni e ai tecnici del Servizio Fitosanitario Regionale. All’incontro erano presenti il neo presidente di Agia Imola, Dario Bertuzzi assieme a Mirca Bertuzzi e Daniele Nanni, per Anga Bologna c’erano Riccardo Carafoli e Chiara Montroni.
Complimenti dall’assessore e un plauso per una richiesta che vuole essere un sollecito per la sperimentazione con possibili buoni sviluppi per il futuro dell’agricoltura.
Apprezzamento per il documento anche da parte dei tecnici regionali che hanno deciso di interpellare i colleghi degli atenei italiani per confrontare varie esperienze. E’ intenzione poi degli studiosi istituire un Tavolo di coordinamento regionale delle zone interessate per fare il punto della situazione e valutare le iniziative da intraprendere prendendo spunto anche dalle proposte di lavoro avanzate dai giovani.
Di seguito il documento che i giovani agricoltori hanno intenzione di sottoporre anche a Stefano Golini, come delegato per l’agricoltura del Circondario Imolese e all’assessore all’agricoltura del Comune di Imola, Elisabetta Marchetti.
DESCRIZIONE DELLA PROBLEMATICA
Il capnodio (Capnodis tenebrionis) è un coleottero che vive a spese delle drupacee, in particolare dell’albicocco; gli adulti compaiono sulla vegetazione da Maggio a Ottobre e per nutrirsi recidono il picciolo delle foglie provocando una parziale defogliazione della vegetazione della pianta.
Le femmine depongono le uova nel terreno, le larve che si sviluppano creano il danno maggiore, poiché penetrano nella corteccia della pianta e nelle radici più grosse provocandone un rapido deperimento portando alla morte l’intera pianta.
I danni causati dal Capnodio sono di rilevante importanza per l’economia agricola delle nostre zone collinari e, se trascurato, il problema causerà entro pochi anni una perdita quasi totale della coltivazione dell’albicocco. Al momento l’emergenza riguarda la coltura dell’albicocco ma vi sono numerose segnalazioni di presenza di capnodio adulto anche su giovani piante di pesco poiché l’insetto predilige le specie vegetali del genere prunoidee di cui fanno parte tutti i portinnesti comunemente utilizzati nelle drupacee.
L’andamento climatico contraddistinto da estati poco piovose e temperature medie sempre più elevate ha determinato picchi preoccupanti di infestazioni dell’insetto.
Gli areali colpiti sono quelli collinari a sud della via Emilia delle province di BO, RA, FC, caratterizzati da terreni ad impasto fine, ben soleggiati e scarsamente irrigui.
ANALISI DELLO SCENARIO ATTUALE
Gli strumenti attualmente a disposizione delle aziende agricole per la lotta al capnodio risultano decisamente inefficaci e inadeguati rispetto alla pericolosità di questa avversità.
Inoltre le aziende agricole che scelgono volontariamente di seguire i principi di difesa integrata perché credono nell’adozione di tecniche agronomiche e chimiche sostenibili si trovano fortemente penalizzate per le criticità che si riscontrano nell’applicazione in campo delle azioni consentite. Analizziamo di seguito alcune di tali criticità:
1) Interventi agronomici: le pratiche indicate nei DPI si basano sul mantenimento del vigore vegetativo attraverso frequenti irrigazioni nel periodo estivo, sulla protezione fisica della base della pianta (reti o pacciamature) e sulla raccolta manuale degli adulti.
Osservazioni: i picchi di infestazione si trovano proprio negli areali scarsamente irrigui dove la disponibilità idrica essendo limitata, viene razionalizzata e dedicata a specie più idroesigenti; mentre pacciamatura e raccolta manuale sono metodi economicamente inadeguati per estensioni elevate.
2) Interventi chimici: sono consentiti unicamente interventi contro l’adulto con spinosad nel periodo primaverile-estivo.
Osservazioni: da prove effettuate in campo tale principio attivo risulta decisamente inefficace nella lotta all’adulto.
Altri insetticidi hanno mostrato una maggiore efficacia ( vedi per es. il p.a. Thiacloprid) . Il thiacloprid per la coltura dell’ albicocco, essendo registrato solo per l’avversità anarsia, risulta inutilizzabile nel periodo di post raccolta. Proprio in tale periodo ( luglio,agosto, settembre) gli accoppiamenti dell’insetto continuano e sarebbe utile prolungare la lotta chimica all’adulto così da ridurre la popolazione svernante del’anno successivo. Tra l’altro non essendoci frutta sulla pianta non si generano problemi di residui.
PROPOSTE / RICHIESTE
Vista la rapidità di deperimento degli impianti che si trovano negli areali colpiti riteniamo sia necessario agire parallelamente su più fronti al fine di evitare che l’albicocco diventi una coltivazione economicamente insostenibile in un areale, quello della Valle del Santerno e delle zone collinari della Romagna, di alta vocazionalità pedoclimatica.
Attività urgenti da avviare nel breve periodo per il controllo della presenza dell’insetto:
1. Attività di controllo in ambito territoriale del Servizio Fitosanitario Regionale: come già effettuato per altre avversità (es. flavescenza dorata della vite) è necessario mappare il territorio delle province colpite per avviare uno specifico programma di monitoraggio e di lotta che consideri anche l’obbligo di estirpazione degli impianti in abbandono per eliminare focolai di propagazione;
2. Attività di controllo in ambito vivaistico del Servizio Fitosanitario Regionale: verificare la presenza di larve di Capnodio nelle radici delle piante presenti nei campi dei vivai
3. deroga territoriale ai DPI per utilizzo di principi attivi di provata efficacia (es: thiacloprid) anche in post raccolta per la lotta agli adulti
Attività da avviare nel medio periodo finalizzate ad una lotta risolutiva:
1) Incentivare gli investimenti in sperimentazione da parte delle aziende produttrici di agro farmaci. L’albicocco in particolare rappresenta ancor oggi una coltura minore, poco diffusa e quindi economicamente poco interessante per tali aziende, mentre si tratta di una produzione strategica e molto importante per la regione Emilia Romagna.
Nell’ambito delle sperimentazioni è necessario approfondire:
a) tecniche di difesa alternative basate sull’utilizzo di feromoni (es:confusione sessuale o cattura massale)
b) principi attivi contro larva e adulto maggiormente efficaci e persistenti partendo da quelli già registrati per l’albicocco
2) Individuare un ente che si faccia carico del coordinamento delle attività di ricerca, sperimentazione e di scambio di informazioni fra i tecnici di campagna che lavorano nelle province territorialmente coinvolte (BO,RA,FC) al fine di perseguire in modo efficace ed efficiente la risoluzione del problema.
Le informazioni fino ad ora raccolte purtroppo sono frutto di sperimentazioni frammentate eseguite sul territorio grazie al sostegno economico di organi privati; tale metodo di lavoro risulta chiaramente poco efficace. Chiediamo perciò un interesse maggiore ed immediato da parte delle istituzioni di fronte a questo grave problema, prima che possa divenire la causa della perdita di un importante patrimonio strategico del nostro territorio.
Dott.ssa Alessandra Giovannini