L’appello strumentale di Carmela Cappello, ex candidata sindaca di Imola, perdente due volte, aveva sfruttato il Natale appena trascorso per invitare a firmare contro la riforma costituzionale sulla magistratura, proponendo di “sentirsi un po’ più liberi”.
A nostro parere si tratta di un messaggio zuccheroso e manipolatorio, tipico della sua cerchia politica di sinistra, che nasconde la solita tattica dilatoria: guadagnare tempo con ritardi procedurali, verifiche della Cassazione e spazi televisivi, senza spiegare in alcun modo perché la riforma dovrebbe essere bloccata. Cappello evita deliberatamente il merito, riducendo tutto a slogan emotivi e a una “gratitudine” per presunte conquiste, come se firmare fosse un gesto natalizio di bontà piuttosto che un atto politico per ostacolare un cambiamento necessario.
La separazione delle carriere è essenziale per garantire l’imparzialità del giudice. Nel processo accusatorio introdotto nel 1989, l’accusa (Pubblico Ministero) e il giudice dovevano essere nettamente distinti, anche perché può capitare di trovarsi davanti a un giudice che, avendo svolto in precedenza il ruolo di PM, mantenga un’impostazione accusatoria, orientata più alla condanna che a una valutazione realmente imparziale dei fatti. Oggi invece accusa e giudice condividono lo stesso organo di autogoverno, che decide nomine, trasferimenti e sanzioni disciplinari, creando un conflitto insanabile che influenza la terzietà del giudice, anche solo percepita.
La riforma introduce due CSM indipendenti (presieduti dal Capo dello Stato), limita i passaggi di funzione e riduce il potere delle correnti. Vi ricordate cosa diceva Cossiga sull’ANM (magistratura rossa), definendola un’associazione sovversiva e parlando dei componenti dell’organo di autogoverno come appartenenti a organizzazioni mafiose, senza superare i limiti della continenza? Ecco, Cappello tace su questo, preferendo emoji e regali natalizi a un confronto serio.
Il suo appello rischia di favorire la disinformazione, trattando i cittadini imolesi come ingenui da mobilitare con retorica vuota. Tutti sanno che in Italia la giustizia ha bisogno di riforme per funzionare meglio, e non di ostacoli mascherati da libertà.
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