Imola – La risposta scritta del di Panieri all’interrogazione del consigliere Simone Carapia sulla presenza del fotografo di TuttoImola nell’aula consiliare è un autentico capolavoro di arrampicamento sulle corde, pardon sugli specchi…, una di quelle lettere istituzionali che sembrano costruite apposta per dire tutto e soprattutto non dire niente nel suo stile caratteristico. L’interrogazione del consigliere di FDI chiedeva tre cose chiarissime: perché il fotografo di TuttoImola, autorizzato come l’altro (riconosciuto anche nella risposta scritta), è stato trattato come un corpo estraneo mentre un secondo operatore agiva indisturbato; perché qualcuno ha chiamato i Carabinieri dentro l’aula consiliare; e soprattutto chi ha dato quell’ordine, visto che il Sindaco non ha alcun potere sull’ordine dell’aula.
E cosa risponde Panieri? Che gli operatori dell’informazione erano “entrambi autorizzati”, citando il regolamento come se l’autorizzazione fosse il problema, quando il problema è il doppio standard evidente. Poi ricorda che l’emiciclo è riservato ai consiglieri e che gli operatori si devono muovere “con discrezione”, un termine così vago da sembrare scritto apposta per trasformare un criterio soggettivo in una regola assoluta da applicare solo quando fa comodo. Non dice dove fosse il fotografo di TuttoImola, non dice se avesse davvero violato qualcosa, non dice se qualcuno gli abbia intimato di spostarsi, non dice nulla che abbia a che fare con i fatti reali. Poi arriva il passaggio più rivelatore: Panieri scrive nero su bianco che la gestione dell’aula spetta al Presidente Roberto Visani, il quale “può richiedere alla forza pubblica di entrare in sala” e che questo “non esclude” che possa chiedere al Sindaco o a un altro membro dell’amministrazione di chiamare le forze dell’ordine. Una frase che sembra uscita da un manuale di arrampicata sugli specchi: il Presidente può chiedere, ma può anche chiedere a qualcun altro di chiedere, ma non c’è scritto se quel qualcuno abbia chiesto davvero o perché l’abbia fatto.
Si capisce solo una cosa: il Sindaco non vuole dire chi ha chiamato i Carabinieri e perché un fotografo sì e l’altro no. Perché se tutto fosse stato regolare, se ci fosse stata una violazione oggettiva, se ci fosse stata una regola infranta, la risposta sarebbe stata semplice. Invece no. Non una parola sul fatto che l’altro fotografo stesse lavorando senza essere disturbato. Non una parola sulle pressioni politiche contro un operatore “scomodo”. Non una parola sul nervosismo di qualcuno che non ama essere fotografato mentre disturba l’opposizione o scrolla il telefono. La risposta del Sindaco è una cortina di fumo che non copre, anzi conferma, l’unica cosa che ormai è evidente: per qualcuno le regole valgono sempre, purché siano applicate agli altri. E quando un fotografo di TuttoImola entra in aula per documentare ciò che succede davvero, improvvisamente servono prassi, interpretazioni, discrezioni, autorizzazioni flessibili e, nel dubbio, anche un Carabiniere in più. Una città che si riempie la bocca di trasparenza, partecipazione e democrazia, ma che chiama le forze dell’ordine perché un obiettivo fotografa anche chi preferirebbe rimanere comodamente fuori campo.
E come se la figuraccia istituzionale non fosse già abbastanza, qualcuno ha pensato bene di aggiungere un tocco scenografico: una corda grossa, piazzata all’ingresso dell’emiciclo, come nei musei quando si vuole tenere il pubblico lontano dalle opere delicate. Solo che qui l’opera delicata sarebbe l’arroganza della maggioranza stessa, evidentemente spaventata più dal fotogiornalista di Tuttoimola che da qualunque reale problema cittadino.
More Stories
Il delirio della Commissione Pari Opportunità di Imola: quando dire “sei mia” diventa crimine…
A Imola circola una narrazione sulla “violenza sulle donne” allarmistica che non regge alla prova dei numeri.
Patto Per il Nord, Grandi – “Imola ospedale civile: freddo in alcuni reparti e carenza di coperte”