Durante molti secoli, le chiese avevano un campanaro dedicato, spesso a tempo pieno, come il sacrestano, il cui lavoro consisteva nel chiamare i fedeli alle funzioni liturgiche, soprattutto alle messe, per lodare il Signore. Le campane delle chiese di campagna e di paese erano suonate dal sacerdote, da un aiutante o dai chierichetti, che facevano a gara a tirare le corde. Nonostante la maggior parte delle campane oggi sia elettrificata, in Italia esistono ancora molti gruppi e associazioni di campanari, riuniti nell’Associazione nazionale suonatori di campane, che organizza il 61° Raduno nazionale campanari a Imola sabato e domenica.
Il raduno è stato inaugurato sabato pomeriggio dal suono delle campane della Cattedrale San Cassiano, risalenti al 1500. Nel corso della giornata, i 400 campanari provenienti da tutta Italia e dall’estero, in particolare dalla Gran Bretagna, si esibiranno in vari concerti di campane in alcune chiese o montate su castelli mobili nelle piazze, ciascuno secondo la propria tecnica: alla bolognese o a sistema veronese, marchigiano, bergamasco, a tastiera ligure e carillon.
In questa occasione, abbiamo scelto per caso due giovanissimi esperti campanari, Eduard e Mattia, per spiegarci come funziona il loro carillon di campane.