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Addio a Nieves Tirapani, un’infaticabile angelo della Croce Rossa di Imola

La basilica di San Cassiano era affollatissima ieri, venerdì 10 marzo, per l’ultimo saluto a Nieves Tirapani
Lenzi: toccante la santa messa officiata alle 11 nella cattedrale di San Cassiano dal vescovo emerito
monsignor Tommaso Ghirelli, e concelebrata da don Gian Luca Grandi e dal canonico Luciano Morotti,
presenti familiari, amici, autorità religiose e civili cittadine. Imponente la schiera di volontari di ogni
Corpo, dipendenti, socie e soci del comitato di Imola di Croce rossa, oltre ai rappresentanti della Società
Dante Alighieri di Imola di cui Nieves Tirapani è stata fondatrice e presidente per 40 anni.
“Siamo qui per essere confermati nella fede e nella speranza, raccogliendo gli esempi, testimonianze e
grazie che ha ricevuto Nieves Tirapani” ha sottolineato il vescovo nell’omelia.

Fabrizia Fiumi, presidente Cri Imola, ha ricordato commossa a nome del comitato come Nieves abbia
servito come Infermiera Volontaria del Corpo militare della Croce rossa Italiana fin da giovanissima, dal
1952: “Alle spalle una famiglia grande e bella, una formazione culturale di grande livello iniziata al
collegio di Poggio Imperiale a Firenze e proseguita al liceo classico Rambaldi di Imola. Nieves è stata
vice ispettrice e poi ispettrice del Comitato di Imola dal 1997, vice ispettrice regionale del Corpo delle
Infermiere, monitore e capomonitore, ha partecipato a missioni in Algeria in occasione del terremoto del
1980 e nel Libano sconvolto dalla guerra nel 1981 e a numerosi viaggi all’estero per assistere persone bisognose di assistenza medico-infermieristica,
sempre pronta sempre a partire nell’arco di sei/dodici ore. Non c’è stata calamità in Italia a cui non abbia
offerto soccorso. Ha prestato servizio dopo la strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna
e a Natale e il giorno di Santo Stefano del 1984 in occasione dell’attentato dinamitardo in Val di Sambro,
era presente nei luoghi del terremoto in Emilia Romagna del 2012. Ha prestato settimanalmente servizio
nel nostro ambulatorio infermieristico dagli anni ’50, ha tenuto corsi nelle scuole, nelle fabbriche, alle
forze dell’ordine, a farmacisti e professionisti condividendo il suo sapere, ma anche i valori umanitari
della Croce Rossa.

Da quando sono entrata in Croce Rossa lei è stata una fonte costante di ispirazione: la chiamavo “la mia
fata madrina”, sempre in prima fila ai nostri incontri, ai nostri momenti conviviali, alle nostre assemblee.
Il suo sorriso, i suoi incoraggiamenti, le sue critiche ci hanno fatto organizzare servizi, offrire assistenza,
fare progetti per il nostro Comitato. Ognuno di noi qui presenti porterà nel suo cuore e nei suoi ricordi una
parte di lei”.

Sul cuscino posato sopra al feretro bianco, riflesso di quello che è stato il suo impegno a Imola, in Italia,
nelle missioni all’estero che l’hanno vista protagonista, spiccava la medaglia di prima classe della Cri,
“per la straordinaria attenzione e perseveranza dimostrata nel sostenere le attività della Croce rossa
italiana, esempio di dedizione, passione e umanità, per la sua capacità di mettersi al servizio
dell’associazione e del Corpo nazionale delle Infermiere Volontarie, garantendo un supporto insostituibile
e linfa vitale alle azioni socio sanitarie e umanitarie”.
Il figlio Luigi e la nuora Daniela Baroncini sono intervenuti ricordandone con affetto la figura di mamma
e di nonna, amata e apprezzata anche dai collaboratori e dai clienti della farmacia Lenzi di Faenza, in cui
è stata presente per molti anni.