Non ci sorprende che in relazione alla “situazione epidemiologica” la giunta di Panieri abbia deciso di ripartire in comune con lo “smart” working.
In inglese la parola “smart” sta per “intelligente”, ma l’amministrazione lo traduce come “lavoro agile” per il proprio personale, anche se per molti cittadini la traduzione di smartworking, soprattutto nel settore pubblico sarebbe “fancazzismo”. Già che faccia a faccia si fa fatica a volte a risolvere le cose e mettere fine alla burocrazia, figuriamoci tramite il telefono e l’email quanto sarà facile per il contribuente non abituato con la tecnologia risolvere le cose, ma intanto paga.
Da quello che l’ufficio stampa del Comune ha comunicato la decisione di riattivare lo “smart working” nasce in relazione alla situazione epidemiologica, che rimane critica in generale, con diversi contagi e quarantene, con stato di malattia (che non possono fare smart working) anche tra il personale comunale, per un numero che nelle scorse settimane oscillava tra il 7% e il 10% del totale dei dipendenti, ovvero tra le 20 e le 30 unità (ad oggi siamo attorno alle 20 unità)”.
Sempre secondo lo stesso ufficio stampa era dai giorni scorsi che la giunta aveva deliberato di formalizzare la possibilità dell’espletamento dell’attività lavorativa anche in modalità smart, fino al termine dell’”emergenza epidemiologica”. Visto le assicurazioni di Panieri che la vaccinazione sarebbe stata l’unica modalità per uscire da questa situazione, è strano come questa “emergenza” non finisce neanche dopo tre dosi di vaccino.
La misura sarebbe temporanea, collegata alla durata dell’emergenza epidemiologica (attualmente fissata al 31 marzo 2022) però ci chiediamo come sia stata possibile questa situazione visto che il green pazz’ tanto sostenuto dalla amministrazione PD “garantiva la ripartenza” ed era una garanzia di un vile affarista di non ritrovarsi tra le persone contagiate?