In ogni epoca vari artisti sono stati censurati e in ogni epoca alcuni di loro hanno lottato contro ogni forma di censura e discriminazione, ed ecco che non ci saremmo mai aspettati che il Maestro Riccardo Muti avrebbe accettato di esibirsi per la prima volta in un concerto a Imola, in un luogo di cultura, alla presenza di una platea discriminata, dove solo una determinata categoria è stata accettata, quella in possesso dello psyco-pass.
Non è passato nemmeno un anno da quando il direttore del teatro Ebe Stigani, Luca Rebeggiani, responsabile del Servizio teatri e attività musicali del Comune di Imola, ci rassicurava (prima che i sindaci del circondario – maggioranza del PD – ci propinassero lo psyco-pass) sul fatto che i teatri erano dei luoghi sicuri, vista la chiusura subita per lungi mesi a causa delle tante e assurde restrizioni legate alla pandemia.
Ecco che adesso, quando arriva il prestigioso musicista, all’improvviso questa ‘sicurezza’ scompare. Non sappiamo se questa scomparsa sia stata causata dal costo dello streaming, di cui ci piacerebbe tanto conoscere l’ammontare economico, ma quello che di certo abbiamo saputo è che il maestro con l’orchestra Cherubini ha portato a Imola la musica di Schubert.
Ricordiamoci che anche Schubert compose la sua magica musica sotto un regime di restrizioni e censura, all’ epoca di Metternich, quando tra le cose vietate non vi erano solo la satira e lo scherzo, ma qualsiasi argomento che potesse indurre a delle serie riflessioni, come avviene oggi per esempio sull’efficienza dei vaccini e l’uso dello psyco-pass, nei posti soprattutto dove ogni forma di discriminazione dovrebbe essere evitata, visto che parliamo di cultura. Qualcuno definì Schubert il “Biedermeier” della musica a cavallo tra due secoli: il termine, diffuso attorno al 1850, stava a indicare il piccolo borghese apolitico, interessato solo alla propria vita familiare e al suo lavoro.
Quanto Schubert fosse un Bidermeier non lo sappiamo, ma di sicuro oggi sotto un regime camuffato da una perenne “emergenza sanitaria”, vediamo altri tipi di “bidermier”, soprattutto nell’opposizione politica locale. Invece di chiamarli “bidermier”, li possiamo tranquillamente definire degli “utili idioti”, che non capiscono che la loro sete di apparire affamati di cultura e di musica nelle platee con determinate categorie in possesso dello psyco-pass contribuiscono alla graduale perdita e avvilimento dei diritti fondamentali, il sogno di ogni regime totalitario.
Abbiamo capito, Maestro Muti, che Lei la sua carriera l’ha fatta ma, visto che non si muore di solo Covid, come lei stesso diceva da qualche parte, riesce a capire la deriva totalitaria che ha preso la “lotta al Covid”, riesce a capire che mondo e che cultura lasciamo alle nuove generazioni, in mani dei “vili affaristi” ?