Su Twitter tra gli hastag oggi in tendenza c’è anche quello relativo alla Tachipirina, non in tendenza per la cura al Covid, ma per via della decisione del Tar del Lazio di annullare la nota AIFA che imponeva il protocollo “Tachipirina”, con l’invito ai medici “di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza”. Tutto questo dopo un anno di “vigile attesa e paracetamolo” e di tanti, troppi morti che potevano essere salvati con un protocollo serio, che però ovviamente non avrebbe aiutato alla narrativa ufficiale che recitava che soltanto con i vaccini “il gregge” si poteva curare per arrivare alla cosiddetta immunizzazione.
Con questa sentenza del Tar del Lazio adesso bisogna rimanere in attesa di sapere se alle definizioni “morti di COVID19”, “morti per Covid_19” e “vaccinati, ma con altre patologie”, le diverse AUSL (inclusa quella di Imola) aggiungeranno anche la categoria “morti di tachipirina e vigile attesa”.
Comunque, partendo da questa sentenza, vogliamo ricordare che quando il Consiglio di Stato aveva dato il via libera all’utilizzo dell’idrossiclorochina (“su prescrizione e non rimborsabile”) per la cura del coronavirus, è stato il PD di Bonaccini in Regione ad aver bocciato una risoluzione del consigliere Daniele Marchetti per consentire l’uso sia dell’idrossiclorochina sia dei protocolli sperimentali.
In aggiunta vi vogliamo ricordare e parlare anche della risposta dell’assessorato alle politiche per la salute della Regione ad un’altra interrogazione sempre dello stesso Marchetti. In quella risposta, del 23 giugno 2030, si legge che l’AUSL di Imola aveva informato “della distribuzione a domicilio di una terapia contro il Coronavirus, che si è dimostrata molto efficace”, ma era “importante che questi farmaci venissero presi quanto più precocemente possibile” e tutti gli assistiti che avevano sintomi di malattia come febbre a più di 38, tosse, grande stanchezza, alterazioni del gusto e dell’olfatto, dovevano contattare al telefono il proprio medico di medicina di base e in questo modo si sarebbe attivato direttamente l’intervento a casa.
Come si vede nella stessa riposta all’ interrogazione si trattava della terapia con idrossicolorochina e a questo punto ci teniamo a ricordarvi come nel Consiglio comunale (virtuale) di Imola del 23 novembre 2020, Sonia Manaresi, consigliere imolese del PD, buttava in caciara proprio l’uso dell’idrossicolorochina.
In quel Consiglio comunale, dopo la sua risposta al consigliere del M5S Ezio Roi (che chiedeva piu controlli e già parlava di una zona rossa tipo Medicina, visti gli aumenti dei positivi) diceva che “l’osservazione di Roi di pensare al Comune di Imola in zona rossa non stava né in cielo, né in terra”, era passata a fare i suoi commenti inutili, da finta stupita, sul fatto che Marchetti aveva parlato bene delle USCA (Unità speciali di continuità assistenziale) e della idrossicolorochina.
“So che l’idrossiclorochina era molto in voga qualche settimana fa, diciamo che era stata portata
molto in voga da Trump”, diceva la Manaresi, facendo un riferimento ad una fakenews tanto cara ai “democratici” nel periodo delle elezioni americane: “Forse è meglio dire che Trump aveva anche detto che per proteggersi dal Covid si potevano bere sostanze quali i disinfettanti”, cosa che l’ex presidente americano non ha mai detto. E la Manaresi ha continuato: “Allora oserei dire che sul piano dei farmaci ci sono degli enti scientifici rilevanti e deputati che si devono occupare di vedere quali sono i farmaci efficaci”… Il che ci ha fatto pensare come la consigliera che tanto osannava le USCA del territorio non sapeva proprio delle loro attività e della “somministrazione della terapia con idrossicolorochina eventualmente associata ad antibiotico e antivirale”, che sempre secondo la riposta all’interrogazione di Marchetti dell’assessorato alle politiche per la salute della Regione “si era dimostrata efficace per il contenimento degli esiti gravi della malattia da COVID19”.
Quindi, lasciando fuori la caciara, tipica dei consiglieri del PD, ci chiediamo che fine ha fatto questa terapia visto che adesso, con sindaco Panieri, Imola si trova in zona rossa e che anche oggi l’AUSL di Imola ha parlato dell’aumento dei ricoveri( 95 i degenti nei reparti Covid internistici, 8 in ECU, 24 (+3) in terapia intensiva? Perché invece di agglomerare l’ospedale e insistere soltanto sulla campagna vaccinale (che tra l’altro da quando è iniziata i numeri dei positivi è aumentato ad Imola) non si pone al primo posto le cure tempestive del Covid a casa visto la risposta all’interogazione di Marchetti?