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C’è qualcosa che non torna nel discorso della Cappello e nei numeri della piazza.

Prima della campagna elettorale siamo stati apostrofati perché dopo un incontro del mese di luglio della candidata sindaca “civica” Cappello con i cittadini di Sesto Imolese, secondo qualcuno avremmo pubblicato delle foto che non rispecchiavano la “marea” di gente presente e ci dissero che le foto sarebbero state scattate a inizio serata quando la gente non era ancora arrivata.

L’altro ieri, martedì 1 settembre 2020, prima di andare al comizio di Carmen Cappello abbiamo aspettato apposta per non arrivare all’inizio, ma in un secondo tempo, nel pieno della sua propaganda elettorale, per vedere quante persone le sorelle Cappello fossero riuscite a portare in piazza Gramsci a Imola. Era anche un modo per capire, più o meno, quanto seguito abbia la candidata sindaco che l’altra volta in veste di candidata del centro sinistra e del PD aveva perso clamorosamente al ballottaggio. Se l’altra volta avrebbe voluto evitare “quell’assurdo ballotaggio”, questa volta il desidero di arrivare al ballotaggio è grande, perché anche gli interessi sono grandi, grandi le spese per manifesti elettorali, comizi, pubblicità in radio, sui giornali ecc ecc.

Quando siamo arrivati la Cappello aveva invitato sul palco Marica Molinari per parlare delle “sue istanze”, spiegare che stava raccogliendo firme contro l’installazione di una antenna telefonica 5G a Sasso Morelli. In quanto avvocata la Cappello non usa le parole a caso, e in questo caso la “big” imolese è stata introdotta con l’ espressione le “sue instanze”, non le “nostre instanze”. Marica ha affermato dal palco che c’è stata solo una persona che le ha dato la sua disponbilita, dopo che aveva chiesto “a tutti, a tutte le associazioni, a tutti i candidati, a tutti” e, ha aggiunto, “è stata “questa signora qui di fianco”, cioè la Cappello. Al di là del fatto che durante la campagna elettorale qualche candidato può essere più disponibile di un altro a seguire le istanze delle varie persone, c’è da dire che parlando con altri candidati in corsa per la poltrona da sindaco, risulta che non sono stati tutti conttatati.

Comunque noi abbiamo contato dentro al “recinto” del comizio 200 persone e abbiamo apprezzato che fuori dalla zona transennata ce n’erano altre 40/50 (alcune di breve sosta), quindi se togliamo i candidati delle liste civiche “Cappello sindaca”, presenti nella piazza possiamo dire che, dopo tutta la “fatica di chiamare uno per uno telefonicamente” i fan, in piazza c’erano più di 200 persone venute, chi di spontanea volontà, chi perché invitato personalmente, ad ascoltare il comizio della Cappello.

Ci tenevamo a precisare questo aspetto dopo aver visto con quanta generosità una testata locale si è spinta a scrivere che erano presenti “oltre 300 persone”. Forse sarebbe stato più giusto aggiungere, come ha fatto un altro giornale, che le presenze erano “oltre 300, secondo gli organizzatori”. C’è da dire che con 200 persone neanche un posto di consigliere si ottiene, figuriamoci se ci può essere speranza di occupare una poltrona da sindaco solo con “oltre 300”. Adesso resta anche da vedere gli altri candidati sindaci imolesi quanto sono capaci di muovere e attirare le masse ad ascoltare le loro promesse e proposte, senza i veri “big”.

Però oltre i numeri, una cosa che ha attirato la nostra atenzione è stato il fatto che al comizio si è parlato di una “squadra che è al lavoro da due anni”, quindi ci viene da pensare che, appena perso clamorosamente il ballottaggio, la Cappello si sia messa subito all’opera per creare una squadra, della quale però in questi mesi non si è mai sentito parlare, tantomeno da lei in consiglio comunale, e nemmeno sui giornali. Cercate le parole “squadra + Cappello” su Google e vedrete se esce almeno un accenno a questa squadra. Ma a questo punto ci viene da chiderci se si tratti della stessa squadra che ha coltivato e lavorato per far dimettere Manuela Sangirogi e che ha fermato la città… E adesso la Cappello la vuole fare “ripartire”? E’ la stessa squadra che ha lavorato sulla “torbida vicenda del capannone”? E dove si sono svolti i lavori di questo gruppo? Dentro il gruppo whatsapp “Tavernetta”? Ai posteri l’ardua sentenza!

Georgel Babiuc