foto illustrativa (fonte deathscent.com)
La separazione tra coniugi non è una cosa facile da digerire, neanche quando la moglie imolese ti prepara un dolce con una marmellata…contenente bacche di Atropa Belladonna, ovvero velenose. Ma quando senti questa storia ti chiedi come mai, ma come mai ad una donna viene in mente di fare una cosa del genere visto che questo tipo di avvelenamento è una cosa (per fortuna) assai rara anche nel tempo di #metoo? Pensi che sia stata maltrattata e che qualcosa di grave l’ha spinta a tentare di avvelenare l’ex marito. Da quello che abbiamo saputo sembra si trattasse di una separazione tranquilla…ma ci chiediamo “fosse stata così tranquilla, come mai la donna non ha accettato questa separazione? Fino a dove può arrivare e spingersi una persona quando non accetta la separazione dal proprio coniuge? Il tentato avvelenamento del marito è avvenuto dopo le feste natalizie: il Natale non è soltanto il periodo in cui tutti sono più felici, ma è anche il periodo dei suicidi. Ma ovvio che non tutti quelli che passano da soli il Natale nel mortorio di Imola si buttano nel Santerno, ma hanno anche altre idee soprattutto se giri i mercati natalizi e qualche barattolo di marmellata lo trovi. Se sei una bella donna ti fai anche un crostino e se ci metti un pò di bacche di troppo, pardon di Atropa, diventi una delle tre moire, figlie di Zeus (Cloto, Làchesi, Atropo) tessitrici della vita “che decidevano, al momento della nascita, il destino assegnato ad ogni persona” anche in caso di separazione…Ma siccome la madre di “Atropo bella donna” era la Temi, ovvero la “irremovibile”, magari ti metti in testa una cosa irremovibile e con un pizzico di “eros” (amore), pardon di “thanatos” (morte), offri la crostata con la marmellata, pardon il messaggino, a tuo marito…ma a volte il messaggio è talmente amaro che neanche il marito riesce a mandare giù il boccone del dolce offerto dalla moglie contenente la “Atropa Belladonna”…ed ecco che scatta la denuncia e l’inevitabile ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari con l’accusa di tentato omicidio. Ne è valsa la pena?
G.B.