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“POCHE CHIACCHIERE: LA SANITÀ VA DIFESA CON DATI REALI E CONCRETI”

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato di ImolaFuturo sulla Sanità Locale.

Noi della lista ImolaFuturo-AreaCivica notiamo una tendenza preoccupante da parte di alcune forze politiche a strumentalizzare il tema della sanità in funzione della campagna elettorale. Per questo motivo siamo entrati nel merito della questione interfacciandoci con medici, con l’Ausl, con i malati, intrecciando le esigenze reali della cittadinanza

e le problematiche concrete riscontrate dall’Ente.”

Per prendersi cura dei cittadini bisogna invece partire dai dati e da un’analisi della situazione attuale, sia sociale sia sanitaria.

I bisogni sanitari infatti sono intrecciati con quelli sociali e lo saranno sempre più in una società dove la natalità diminuisce e la popolazione anziana aumenta: spesso è difficile capire dove termina il «sociale» e inizia il «sanitario». Anche la scienza medica sta cambiando: oggi infatti la medicina è sempre più personalizzata. Non si cura più una malattia, ma un malato: due persone simili per età e costituzione, affette dalla medesima patologia, possono rispondere in modo diverso alla stessa cura. Infine, l’analisi richiede la conoscenza del territorio e delle risorse a disposizione.

In un periodo di crisi economica persistente, occorre stilare una scala di priorità, evitare spese non indispensabili e motivare e valorizzare i lavoratori della sanità. La nostra Ausl ha presentato da poco il bilancio 2017 che, anche se di soli 5.078 €, è comunque un bilancio positivo. Dobbiamo mantenere questo equilibrio economico sia investendo in prevenzione sia fornendo servizi di qualità grazie a personale sanitario qualificato e motivato. Un esame diagnostico, un intervento chirurgico, una terapia medica inappropriati comportano inevitabilmente uno spreco.”

Qual è la situazione di Imola?

Cosa è oggettivamente possibile fare?

L’ospedale di Imola è un ospedale di primo livello; questo significa che possiede un Dipartimento di Emergenza e Accettazione di primo livello in grado di rispondere alle emergenze – oltre che con le funzioni del solo Pronto Soccorso – anche disponendo dell’osservazione breve intensiva, della terapia intensiva e rianimazione, della terapia intensiva e della cardiologia, e assicurando interventi diagnostico-terapeutici di medicina generale, chirurgia generale, ortopedia e traumatologia. Sono inoltre assicurate le prestazioni di laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologiche, di diagnostica per immagini, e trasfusionali. Questo ci permette di rispondere a tutte le situazioni di emergenza ad eccezione della neurochirurgia, della chirurgia vascolare, chirurgia toracica, cardiochirurgia e della terapia intensiva neonatale, che spettano agli ospedali di livello superiore.

L’AUSL di Imola dispone inoltre dei reparti di degenza di un ospedale di base come la medicina interna, chirurgia generale, anestesia e rianimazione, ortopedia e dei reparti e dei servizi caratteristici di un ospedale di primo livello come l’ostetricia e ginecologia, urologia, otorinolaringoiatria, oculistica, il nido e la pediatria, cardiologia, nefrologia, neurologia, psichiatria, geriatria, oncologia.

Il cittadino che non necessita di cure ad alto livello di specializzazione si può quindi rivolgere all’ospedale di Imola, dove sono presenti periodicamente anche specialisti provenienti da Bologna (per esempio per la chirurgia specialistica della spalla e la chirurgia vascolare). Questo perché Imola fa parte di varie Reti cliniche dove il collegamento tra gli ospedali di primo livello, come il nostro, e i centri di alto livello è costante: gli ospedali di primo livello fanno da filtro, inviando ai centri di livello più alto solo i casi indispensabili. In altre parole, le Reti cliniche sono uno strumento per garantire a tutti l’accesso al miglior percorso di cura disponibile, e non per ridurre l’offerta sanitaria sul territorio.

L’Amministrazione comunale deve e può tutelare queste autonomie, che garantiscono la prossimità di cura ai cittadini del Circondario imolese anche nell’ambito del disegno della rete clinica. In altre parole, è la Rete clinica che deve essere costruita attorno ai bisogni dei pazienti e non viceversa.

Garantire l’autonomia operativa della AUSL di Imola deve quindi essere una priorità di chi governa la città, in particolare del sindaco che è la massima autorità sanitaria cittadina, qualunque sia l’assetto organizzativo dell’Azienda USL.

L’accorpamento delle AUSL è una tendenza nazionale che vede Imola come una delle poche AUSL rimaste autonome. Un eventuale accorpamento della nostra AUSL ad altre Aziende avrebbe delle conseguenze come minimo sulla ridistribuzione del personale amministrativo, e forse anche di quello sanitario. Prima di prendere decisioni in questo senso, quindi, occorre valutare con attenzione le ripercussioni sia sulle funzioni dell’ospedale sia sugli aspetti organizzativi e sulla motivazione del personale, valutando i rapporti costi/benefici sul breve e lungo periodo anche basandosi sulle esperienze di altre realtà dentro e fuori Regione. In ogni caso il concetto non cambia: l’ospedale di Imola non deve essere svuotato di servizi e di personale.

La qualità della vita di una città si misura anche in base alla qualità della sua assistenza ospedaliera, sulla garanzia di tempi di attesa ragionevoli, sulla tutela dei cittadini più deboli e sulla trasparenza. Erogare prestazioni di qualità vuol dire innanzitutto disporre di percorsi diagnostici e terapeutici appropriati. La qualità si ottiene sommando efficienza ed efficacia: questo porta a proporre la giusta cura con un uso ottimale delle risorse e a ridurre gli sprechi.

Riteniamo che Imola debba mantenere la propria autonomia anche per poter potenziare il servizio dei medici di base, dei pediatri di comunità e della guardia medica. Questo permetterà – tra le altre cose – di ridurre i tempi di attesa al Pronto Soccorso che sono spesso dovuti ad accessi impropri, cioè a pazienti non gravi (tipicamente i codici bianchi) che avrebbero dovuto rivolgersi al proprio medico o al servizio di continuità assistenziale (la guardia medica).

In ambito territoriale bisogna investire nella rete dell’assistenza domiciliare dal post ricovero, nelle prestazioni infermieristiche domiciliari, nella presa in carico a domicilio degli anziani e dei portatori di gravi disabilità, e infine nell’assistenza al fine vita.

I tempi di attesa rispetto alle visite specialistiche e agli accertamenti sono ad oggi strettamente monitorati dalla Regione, e devono essere gestiti in base alla priorità clinica.”

Dott.ssa Elena Bacchilega

Dott.ssa Aura Brighenti

ImolaFuturo-AreaCivica