Ogni tanto la stampa nazionale si inciampa sulla città di Imola e ne partorisce un articolo, l’ultimo lo ha partorito ieri “La Stampa” a firma di Alberto Mattioli. L’articolo inizia con un titolo che evoca la città di Stalingrado, che nell’immaginario collettivo,diventò “l’emblema di una guerra che non conosceva più regole, ma si combatteva all’insegna della distruzione totale (Stalingrado Di Francesco Ficarra)”. Un po’ come l’articolo di cui stiamo parlando che dopo aver evocato Stalingrado paventa anche lo spauracchio del “paese civile e del benessere” che se diventa grillina è a rischio. Dopo una breve storia politica della città di Imola e del suo dilemma per la collocazione tra Emilia e Romagna, l’articolo parla del “senatore” Manca, senza dire una parola sulla sua ineleggibilità visto che i “Sindaci dei Comuni con popolazione superiore a 20.000 abitanti non sono eleggibili alle cariche di Deputato e Senatore, salvo si verifichi quanto di seguito indicato (T.U. 361e 533).” Il motivo di un tale divieto è evidente: evitare che un sindaco usi la sua carica per farsi campagna elettorale.
L’ex sindaco Manca si doveva dimettere già a fine estate scorsa, ma nel frattempo ha partecipato al “Festival di Pubblica Utilità”, una sorte di autocelebrazione, organizzato con e tra gli amici Ermete Realacci (deputato, presidente della commissione Ambiente della Camera, PD) e Guelfo Guelfi da anni direttore di Comunica, struttura del Con.Ami per la comunicazione di tutte le partecipate del Comune di Imola, per la quale alcune forze politiche hanno presentato anche un esposto alla Corte dei Conti; poi firma un protocollo d’intesa dal sapore elettorale per infrastrutture strategiche per il Comune di Imola in presenza del ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, firmato anche dai suoi compagni di lotta politica e di carriera, Merola e Bonaccini.
(Georgel Babiuc)
Nell’articolo l’autore si lancia in un paragone fuori luogo tra il centro di Imola e Scampia ed afferma che ad Imola il “benessere è palpabile, non si vede un immigrato che chiede la carità né una cartaccia per terra”.
Beh se lo ha scritto il giornalista de “La Stampa” sarà (forse) vero…lui probabilmente non ha (voluto vedere) i negozi chiusi di via Appia e di Via Emilia, o gli immigrati che chiedono l’elemosina in via dei Giudei all’uscita del negozio Coop o che fanno i parcheggiatori abusivi nel parcheggio dell’Ospedale, lui probabilmente non sa in che condizioni si trovano alcune zone di Imola nonostante la cosiddetta rigenerazione urbana tramite forme di arte più o meno piacevoli.
Forse qualcuno che ha richiesto l’articolo, non ha detto al giornalista dei tanti furti subiti dagli imolesi nelle proprie case, bar, ristoranti e perfino supermercati. Gli immigranti di un certo tipo ad Imola non solo hanno verniciato i cancelli delle scuole, ma anche hanno dipinto con il sangue l’asfalto durante una rissa in via Selice che se non fosse stata segnalata anche a TuttoImola.it sarebbe rimasta una notizia dimenticata, come tante altre, sulla sicurezza ad Imola. Mentre Manca parlava di “percezione di insicurezza” e sottovalutava il problema sicurezza, alcuni cittadini ne subivano le conseguenze.
L’ineleggibile senatore Manca ha vinto la sua partita (forse), solo perché è stato messo dall’amico Renzi in una lista bloccata altrimenti era già in cerca di lavoro in Con.Ami o in HERA, ma il suo partito ha perso punti ad Imola anche per la sua arroganza e quella dei suoi collaboratori nei confronti dei cittadini (vedi l’ampliamento della discarica, la storia dei Photored, la sosta a pagamento in piazza Codronchi anche per i residenti, la classificazione acustica, approvata dall’amministrazione comunale per la zona autodromo e Parco Acque Minerali, la questione Ausl), ma anche contro i consiglieri locali che hanno chiesto più trasparenza sulla gestione dell’Autodromo da parte di Formula Imola.
Di certo ad Imola non si deve chiedere se si vive bene a chi è un dirigente editoriale che preso dalla noia si occupa anche della politica, ma a quelle persone che hanno lavorato in CESI, 3ELLE, a tutti quei commercianti che hanno chiuso non solo per la colpa della crisi, ma anche per un’amministrazione sorda a piccole richieste, si deve chiedere a quelle persone che nel “paese civile e del benessere” hanno perso la speranza nel PD e nelle sue liste “civettiche”.