49 morti e 53 feriti, lo scorso 12 giugno in Florida ad Orlando.
Omar Mateen 29 anni, cittadino americano di origine afgane, si è procurato regolarmente delle armi, un fucile d’assalto e una pistola, come si sa l’acquisto delle armi in America è una pratica legale, è entrato in un night club frequentato dalla comunità gay e ha sparato facendo una strage.
L’attentato è stato rivendicato dallo stato islamico, che attraverso la sua agenzia di stampa, ha definito il killer un proprio combattente.
Un giovane che apparentemente risultava integrato nella società americana.
Ritengo doveroso e naturale che il nostro consiglio comunale sia unito nelle condoglianze, nel ricordo, nella preoccupazione che un evento di questo tipo suscita naturalmente in ognuno di noi.
Prima di tutto questo.
Dopo , subito dopo può essere giusto non rimanere in superficie, e procedere raccogliendo le notizie e gli approfondimenti del giorno dopo la strage .
approfondimenti che gettano una diversa connotazione a tutta la vicenda.
In un primo momento infatti sembrava un attentato di un lupo solitario che in nome della follia dell’Isis aveva attaccato uno dei simboli occidentali che il califfato combatte: l’omosessualità, un atto impuro che va punito con la morte.
Poi si scopre che il killer era anch’egli omosessuale, che frequentava da anni quel locale, che in quel locale era tenuto sotto controllo, perché spesso ubriaco e con atteggiamenti violenti e che per questo era stato rifiutato da molti.
Si scopre anche il padre aveva un odio dichiarato verso il mondo omosessuale; il padre è un dichiarato sostenitore dei talebani afghani.
Insomma emerge un quadro che costringe tutti noi a prendere in considerazione il significato profondo dell’importanza che riveste l’impatto dell’ambiente culturale nel quale cresciamo e nel quale facciamo crescere i nostri giovani e le nostri giovani:
Voglio dire cioè che sia che si tatti di terrorismo islamico, sia che si tratti di puro e semplice odio per chi viene ritenuto diverso, quel ragazzo è il risultato di quella comunità, come lo è ognuno di noi nel bene e nel male.
Nei giorni immediatamente precedenti erano stai uccisi due poliziotti francesi, un uomo e una donna marito e moglie davanti al loro bambino, miracolosamente risparmiato, almeno fisicamente.
nel nostro Paese nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie di femminicidi, che hanno dato una scossa ad una opinione pubblica che su questo tema sembra molto spesso assuefatta, come se tutte queste morti domestiche fossero nella inevitabilità delle cose e non ci fosse soluzione.
Dopo la strage di Orlando mi ero meravigliata che in apertura degli europei di calcio non fosse stato osservato un minuto di silenzio: Quella di Orlando, infatti, è stata comunque una delle stragi “ occidentali” più tragiche della storia recente.
Una persona che conosco e che stimo mi ha detto: avranno capito che si tratta del gesto di uno squilibrato.
A questo punto chiedo : cosa significa squilibrato e se basta questa definizione per considerare tutto ciò inevitabile.
Tutti gli uomini che uccidono le loro donne sono squilibrati?
Tutte le donne che sopportano per anni violenze e soprusi sono squilibrate?
Tutti questi ragazzi e ragazze che partono per la Siria per combattere per il califfato e che sono cresciuti da noi sono squilibrati?
Quelli che vanno a distruggere le vetrine dei negozi dopo le partite di calcio o durante le manifestazioni, di chi sono figli, quali scuole frequentano, nessuno si è mai accorto di nulla? Qualcuno si è posto il problema? E nel caso in cui si sia posto il problema, aveva gli strumenti e le reti per poterlo affrontare?
Avremmo potuto fare qualcosa di diverso per costruire una società meno sensibile alla paura e all’intolleranza? Meno intrisa di violenza?
La questione della costruzione dell’identità personale a partire da quella sessuale, che è ovviamente il primo mattone su quale ognuno di noi costruisce la propria identità e personalità , non può- piaccia o non piaccia- non entrare in maniera più forte nelle scelte politiche, nei piani delle istituzioni internazionali, nelle scelte dei governi e anche del nostro governo e a caduta anche della nostra città.
Una personalità non equilibrata diventa violenta, rabbiosa, distruttiva verso se stesso e verso gli altri.
E il filo rosso che lega tante vicende, apparentemente diverse le une dalle altre, ha a che fare con un problema di identità, con un problema di personalità squilibrate come diceva il mio amico.
Ma non è vero che non si possa fare niente.
Ogni comunità ha estrema convenienza, anche economica, nella sua organizzazione sociologica, culturale, politica nel costruire le condizioni per uno sviluppo armonioso della personalità dei giovani, soprattutto quelli definiti border line.
Mi permetto di dire convenienza anche economica, perché il disagio costa da tutti i punti di vista, a partire ovviamente da quello morale e umano.
Non è vero che non si possa fare nulla: la violenza è un seme avvelenato, che non va coltivato e che anzi va estirpato preparando un terreno che non permetta alla violenza di attecchire.: serve un uso diverso del linguaggio, una delle prime forme di violenza, servono comunità rese sensibili a questi temi sociali, servono sevizi preparati a riconoscere e ad intervenire, serve preparazione in tutti i settori.
Serve soprattutto credere che si tratti di questioni che riguardano tutti noi, non fatti privati di qualcuno.
Rinnovo pertanto il cordoglio per le vittime di orlando, dei due poliziotti uccisi in Francia davanti al loro bimbo, delle donne uccise i Italia in questi ultimi giorni, che sono solo esempi a noi più vicini della violenza che sta attanagliando il mondo;
violenza che la nostra dichiarata , e per molti versi oggettiva , maturità culturale e civile, non è riuscita ancora a eliminare.
Promuovere una cultura di pace non è un modo femminile di vedere la vita:
è l’ obiettivo da perseguire se non siamo diventati completamente folli.
Paola Lanzon
Presidente Consiglio comunale