Il nuovo Piano regionale di Sviluppo Rurale stanzia 24 milioni di euro per gli imprenditori delle energie rinnovabili: i primi bandi nel 2016
Oggi a Ecomondo Key Energy, Confagricoltura: “L’agricoltura ha un ruolo determinante nella sfida clima energia”
Rimini, 4 novembre 2015 – Incentivare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio ad un’economia a basse emissioni di carbonio, rendendo più virtuoso l’uso di acqua e energia nell’agricoltura e nel settore alimentare e favorendo l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili, sottoprodotti e materiali di scarto. Se n’è parlato oggi alla Fiera di Rimini Ecomondo Key Energy, al convegno “PSR: opportunità tra clima ed energia” organizzato da Confagricoltura Emilia Romagna e Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini, e dedicato alle possibilità di investimento per le aziende agricole derivanti dalla programmazione dello sviluppo rurale per il periodo 2014-2020 e dai regimi di incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili. In particolare sono state presentate, nel nuovo quadro strategico delle politiche sul Clima e l’Energia, le misure specifiche che la Regione Emilia Romagna ha dedicato nel Piano di Sviluppo Rurale alle agroenergie, all’efficienza energetica, all’assorbimento di CO2, alla riduzione delle emissioni di gas serra ed ammoniaca.
. Il riferimento di Mazzoni è chiaro: sono centinaia gli imprenditori emiliano romagnoli ancora in attesa di un responso della Corte Costituzionale in merito al ricorso presentato da Confagricoltura e Assorinnovabili contro la misura contenuta nell’articolo 26 del decreto Competitività – diventato la legge 116 dell’11 agosto scorso ossia lo “spalmaincentivi” – che di fatto ha negato gli incentivi già pattuiti per le fonti fotovoltaiche.
Come indicato nella relazione sullo stato della Green Economy in Italia, presentato agli Stati Generali, l’agricoltura ha una vocazione naturale nello svolgimento della sua attività, tenendo conto non solo degli obiettivi economici, ma anche di quelli ambientali: il 56,1% delle imprese agricole produce beni e servizi ambientali o ha adottato modelli di produzione “green”. Tali capacità crescono ulteriormente in relazione alla dimensione aziendale ed alla propensione a soddisfare le nuove esigenze dei consumatori, sia sul mercato interno sia su quello estero.
“La sintesi tra competitività e sostenibilità ambientale – ha detto Ezio Veggia, vicepresidente di Confagricoltura – è il nuovo modello di agricoltura che si sta affermando sempre più in un’ottica di innovazione che guarda con attenzione alla bioeconomia e che è sempre più in sintonia con l’applicazione dell’economia circolare”.
Il settore agricolo e forestale, infatti, nel mantenere la sua più importante funzione di produrre cibo riesce ad integrare nella sua attività la produzione di energia rinnovabile ed è l’unico che contribuisce anche all’assorbimento di CO2, sia con le foreste e le coltivazioni, sia con specifiche tecniche di gestione dei suoli e dei pascoli, come nel caso dell’agricoltura conservativa e dell’agricoltura di precisione.
Proprio su questi ultimi aspetti l’appuntamento della COP 21 di Parigi sul Protocollo di Kyoto rappresenta un momento fondamentale per riconoscere definitivamente il ruolo dell’agricoltura anche dal punto di vista economico.
Le filiere delle biomasse e del biogas, e a breve quella del biometano, che privilegiano l’impiego di biomasse residuali, tra cui gli effluenti zootecnici ed i sottoprodotti, e che utilizzano colture non alimentari e colture intercalari sono, a parere di Confagricoltura, la sintesi di una visione d’insieme, strategica e tecnologica di un percorso virtuoso in campo energetico ambientale. Dando la possibilità di recuperare anche le aree marginali e favorendo il ripristino della sostanza organica nei suoli attraverso l’utilizzo agronomico del digestato.