La sentenza della Corte di Cassazione che impone il pagamento di ICI/IMU anche alle scuole d’infanzia paritarie è palese che ripristini il senso di equità e di giustizia sociale.
Se il Vaticano e le sue gerarchie continueranno a chiederne l’esenzione pretenderanno il mantenimento di un privilegio, iniquo ed ingiustificato.
E’ della carta costituzionale non solo il principio per cui si paga tutti per pagare meno ma che le scuole paritarie e/o private possano esistere senza oneri per lo Stato. Principi acclarati e banali che non possono essere cancellati appannaggio di una troppo specifica categoria e per di più in uno Stato che è laico.
Leggiamo però che alcune di dette scuole imolesi potrebbero chiudere solo perché tenute al pagamento di un’imposizione che, ricordiamo, sono tenuti obbligatoriamente a pagare tutti.
Ebbene se anche “per assurdo” tutte le scuole paritarie chiudessero e lo Stato dovesse riassorbirne gli allievi il costo aggiuntivo che lo Stato dovrebbe affrontare sarebbe molto modesto. Infatti, ad esempio, nel complesso della scuola primaria e secondaria italiana il rapporto fra insegnanti e studenti resta uno dei più bassi a livello internazionale (22 allievi contro i 24 della media Ocse).
Per accomodare i circa 400 mila studenti di scuola primaria e secondaria in più provenienti dalle paritarie non sarebbe necessario un significativo incremento di aule e insegnanti; basterebbe aumentare di poco più di un’unità la composizione media di ciascuna classe, con qualche variazione territoriale (Fonte Fondazione Agnelli non certo Anticlericale..”o ideologizzata”).
Invece facendo pagare le imposte dovute alle scuole religiose, sarebbero disponibili risorse importanti per tutta la comunità, da spendere anche per nuovi asili o scuole d’infanzia pubblici e per nuovi posti di lavoro a vantaggio dei “precari” per esempio…non quelli nominati dal vescovo per dire..oppure ancora, nel caso di Imola, non dover ricorrere ad un appalto con una cooperativa sociale.
La paventata chiusura di tali scuole quindi non ci preoccupa: lo Stato, che ha l’obbligo costituzionale di istituirle dove servono, può sfruttare la propria economia di scala e può anche utilizzare i fondi dell’8×1000 statale.
Ad Imola il cosiddetto “sistema integrato” tanto sbandierato da Sindaco ed Assessore Visani serve solo per sottrarre risorse alla scuola pubblica a favore delle scuole private paritarie (cattoliche)e non certo per fare risparmiare il comune o per migliorare il “servizio”.
Come si vede, la tesi cattolica si riduce a un concetto molto semplice: se lo Stato o il Comune non investe nella scuola, pubblica!, risparmia!! Perché il loro scopo è di cancellarla, la scuola pubblica e sarebbe perfettamente coerente dal punto di vista dottrinale: era esattamente quanto voleva anche il beato Pio IX, contrario all’”istruzzione” (con due zeta), la cui obbligatorietà definiva “un flagello”.
Tutte le volte che si evidenziano tali gravi storture, tutte le volte che si rendono noti gli sperperi pubblici a favore della Chiesa (circa 7 miliardi a carico dello Stato, circa 2 milioni per il Comune di Imola) i clericali ed i loro politici “solidali” lamentano prese di posizioni ideologiche ma noi diciamo che oramai è un principio di equità e giustizia sociale.