IMOLA, 13 dicembre 2025 – Anche l’Emilia-Romagna ci sarà alla grande marcia europea degli agricoltori in programma il 18 dicembre a Bruxelles. Diecimila produttori, con centinaia di trattori in arrivo da tutta Europa, manifesteranno davanti alle istituzioni comunitarie per difendere il futuro dell’agricoltura e dire no ai tagli alla Politica agricola comune. Un messaggio netto, riassunto in uno slogan che non lascia spazio a interpretazioni: senza agricoltura non c’è sicurezza alimentare, ambientale e sociale. E non c’è futuro per l’Europa.
La mobilitazione, sostenuta da oltre quaranta organizzazioni agricole dei 27 Stati membri riunite nel Copa-Cogeca, si svolgerà in concomitanza con il Consiglio europeo. Il corteo partirà alle 12 da Boulevard du Jardin Botanique e attraverserà la capitale belga fino a Place du Luxembourg, davanti al Parlamento europeo. Dal palco interverrà anche il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, per portare la voce delle imprese agricole italiane nel cuore delle decisioni Ue.
Nel mirino dei manifestanti c’è la riforma della Pac post 2027, giudicata inaccettabile nella sua impostazione attuale. L’ipotesi di un fondo unico, i tagli di bilancio prospettati e una serie di scelte politiche considerate penalizzanti per chi produce cibo vengono letti come un serio rischio per la sopravvivenza delle aziende agricole, per la competitività del settore e per l’equilibrio delle aree rurali. Al centro della protesta anche la denuncia degli accordi commerciali che favoriscono concorrenza sleale e la richiesta di una semplificazione reale, capace di alleggerire il peso di burocrazia e vincoli che soffocano le imprese.
A spiegare le ragioni della mobilitazione è la presidente di Cia Imola, Luana Tampieri, che parla di un settore messo in ginocchio da anni di conti che non tornano, tra tagli alla Pac, oneri crescenti e una concorrenza spesso impari. «Abbiamo attraversato stagioni in cui fare reddito era una corsa a ostacoli, tra eventi climatici estremi e tensioni di mercato – sottolinea – e oggi diventa indispensabile ribadire che le risorse della Politica agricola comune, che hanno rappresentato un pilastro per la tenuta delle imprese, non possono essere accorpate in un fondo indistinto con il rischio concreto di una drastica riduzione».
Secondo Tampieri, una simile scelta colpirebbe un sistema produttivo già fragile, compromettendo ulteriormente i redditi delle aziende e frenando innovazione e investimenti. «Il rischio – avverte – è di allontanare sempre di più l’obiettivo di un’agricoltura moderna, competitiva e capace di stare sul mercato». Da qui l’appello ai decisori europei, accusati di dimenticare troppo spesso il ruolo strategico svolto quotidianamente dagli agricoltori: garantire l’approvvigionamento alimentare e presidiare il territorio, soprattutto nelle aree interne e più isolate. «È una funzione insostituibile, che non ha eguali in altri comparti produttivi. Per questo il 18 dicembre a Bruxelles chiederemo scelte diverse e politiche in grado di sostenere un settore che non produce solo cibo, ma contribuisce in modo decisivo alla tutela del futuro collettivo».
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