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Cavodragone, Vannacci: perché il Financial Times rilancia l’intervista proprio ora?

L’uscita del Financial Times sull’intervista all’ammiraglio Roberto Cavo Dragone – un’intervista rilasciata lo scorso 18 ottobre ma riproposta dal quotidiano britannico solo ora – accende un dibattito politico che ci deve far riflettere, A sollevarlo è l’europarlamentare Roberto Vannacci, che in un post sui propri canali social ribalta la prospettiva: il vero problema non sarebbero le parole del chairman del Military Committee della NATO, ma il tempismo con cui il FT ha deciso di ripubblicarle.

Secondo Vannacci, la domanda chiave è un’altra: perché il giornale economico-finanziario londinese ha riportato la questione proprio in questo momento, mentre Stati Uniti, Russia e Ucraina stanno discutendo possibili scenari di cessate il fuoco o pre-negoziati? Il post dell’europarlamentare ricorda la posizione più volte assunta da Londra negli ultimi anni: un approccio aggressivo verso Mosca, spesso critico nei confronti di aperture negoziali per la pace. Una linea che – sostiene Vanacci– avrebbe contribuito a far deragliare precedenti tentativi di trattativa. Financial Times, in questo quadro, verrebbe letto come un attore mediatico coerente con la postura geopolitica britannica, cioè guerrafondaia.

Vannacci cita anche la competizione tra Regno Unito e Francia per la guida dei cosiddetti “volenterosi”, ovvero quei Paesi che, almeno a livello dichiarativo, si dicono pronti a un coinvolgimento militare diretto in Ucraina. Un contesto che, secondo l’europarlamentare, renderebbe ancora più interessante il tempismo della ripubblicazione. Nel post, Vannacci non entra nel merito delle dichiarazioni dell’ammiraglio Cavo Dragone, ma le definisce “controverse” e “non adeguate al livello del chairman del Military Committee”, lasciando intendere che, sul piano tecnico e politico-militare, ci sarebbe molto da discutere. Ma, per il momento, sottolinea che non è questo il punto: il nodo, sostiene, è il contesto informativo e il modo in cui viene costruita la percezione pubblica.

Secondo l’europarlamentare, l’obiettivo dell’informazione contemporanea non sarebbe più quello di informare ma di indirizzare la percezione del pubblico, selezionando accuratamente notizie e narrazioni. A supporto ha citato alcuni esempi che, a suo giudizio, rappresenterebbero distorsioni mediatiche: dalla presunta vittoria di Kamala Harris alla valutazione delle capacità militari russe.