“Dietro ogni numero c’è una storia interrotta. Dietro certi numeri, invece, manca la storia…”
Come in pandemia alcuni giornali locali citano i dati dell’Ausl come prova di un’”emergenza crescente”, ma basta leggerli i numeri con attenzione per capire che la narrazione non regge. Si parla di 235 accessi al Pronto Soccorso tra gennaio 2024 e settembre 2025, presentati cosi può sembrare che fossero 235 donne diverse. Ma nel testo stesso si ammette che più di un quarto ha fatto accessi ripetuti. Questo significa che il numero reale delle donne coinvolte è molto più basso e che gli accessi non rappresentano nuovi casi, ma episodi multipli legati alle stesse persone. Un conto sono gli accessi, un altro sono le vittime, confonderli crea una situazione artificiale.
Anche la famosa media di undici casi al mese, trasformata nello slogan “un accesso ogni tre giorni”, nasce dallo stesso errore: si tratta di ingressi totali, non di donne diverse. Presentarla così è fuorviante e non rispecchia la reale incidenza sul territorio. Lo stesso vale per i numeri del Consultorio. Si parla di 85 donne nel 2024 e di 64 nei primi nove mesi del 2025, per un totale di 149. Anche qui non si specifica quanti siano nuovi casi, quante siano prese in carico già da anni o quanti percorsi riguardino problematiche familiari e relazionali non riconducibili a episodi di violenza fisica recente. Dire che “la tendenza è costante” senza un confronto con gli anni precedenti non significa nulla: è un’affermazione che non poggia su alcuna analisi, é come con i numeri dei morti durante la pandemia…
COVID – I numeri dell’Ausl e i numeri delle partenze dalla Camera Mortuaria di Imola
Confronto con dati ISTAT:
Secondo l’ISTAT (2023), in Emilia-Romagna circa il 2,3% delle donne tra i 16 e i 70 anni dichiara di aver subito violenza fisica o sessuale nell’ultimo anno. Di queste, solo una minoranza (circa il 10–15%) si reca al Pronto Soccorso. Quindi, ci si aspetterebbe meno di 100 accessi/anno al PS per violenza di genere nell’intera provincia di Bologna – non solo a Imola.
Il problema non è la gravità del tema, che è reale e serio. Il problema sono numeri parziali come se fossero prove definitive di un’emergenza locale fuori scala. Così si confonde l’opinione pubblica e si trasforma un fenomeno complesso in un titolo sensazionalistico, buono da essere usato dall’industria “antiviolenza” per chidere altri fondi senza una chiara trasparenza. A Imola servono dati chiari, disaggregati, verificabili, perché la violenza se si vuole combattere si deve combattere con precisione e trasparenza, non con cifre che non rappresentano ciò che vogliono alcuni far credere.
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