BOLOGNA, 22 OTTOBRE 2025 – In Emilia-Romagna mancheranno, entro il 2030, fra i 4.600 e i 7.600 infermieri. È la stima, partendo da dati dell’Oms, fatta a livello regionale dal Nursind, il sindacato di categoria che torna a lanciare l’allarme: “La nostra è una figura professionale sempre meno attrattiva, bisogna subito intervenire”. Parola della segretaria regionale Antonella Rodigliano. “È sicuramente positivo il fatto che nella nuova legge di bilancio si parli di maggiori investimenti per la sanità e di oltre seimila assunzioni -continua-. Il problema principale, però, è che infermieri non ce ne sono: si tratta di una situazione a cui porre assolutamente rimedio, intervenendo non solo a livello nazionale”.
“Anche la Regione può intervenire -prosegue Rodigliano -, se non fosse che, come il Nursind denuncia da tempo, dall’altra parte continua a non esserci alcun tipo di ascolto da parte delle aziende, delle direzioni generali e della stessa politica”. Attualmente nell’area metropolitana di Bologna, ad esempio, ci sono circa seimila infermieri, di cui oltre il 40% con più di 51 anni. Centinaia, ogni anno, i pensionamenti, le mobilità e le dimissioni, destinate ad aumentare secondo il sindacato, che per mantenere turni sostenibili e rapporti d’assistenza sicuri stima la necessità di almeno 900-1.200 infermieri in più. “Nel frattempo invece i licenziamenti continuano e tanti colleghi preferiscono andare all’estero o in altre regioni -riprende Rodigliano-, visto che qui, in una città come Bologna, con lo stipendio da infermiere si fa molta fatica”.
Oltre ad investimenti dal punto di vista economico, per il Nursind Emilia-Romagna sono importanti “anche quelli che favoriscano percorsi di carriera chiari, trasparenti e nel segno della meritocrazia. Non solo -aggiunge la segretaria regionale -: l’attrattività della professione passa anche dall’ascolto delle esigenze degli infermieri, oggi alle prese con un lavoro usurante e poco gratificante sotto diversi punti di vista, compreso quello dell’organizzazione del personale all’interno delle nostre aziende. Un tema che abbiamo posto da tempo ma che ancora rimane senza risposte concrete”.
“Ci rivolgiamo alla politica regionale -dice infine Antonella Rodigliano -: abbiamo bisogno di segnali concreti, basta con gli slogan. Abbiamo appoggiato il presidente de Pascale nella scelta di aumentare le tasse pur di mantenere alti i nostri servizi, ma ad oggi non vediamo nessun tipo di risultato. Nessun tipo di cambiamento come invece si auspicava anche con la nomina dei nuovi direttori assistenziali: il loro mandato era quello di creare migliori condizioni di lavoro nelle nostre aziende, ma finora non è pervenuto alcun segnale di cambiamento. Anzi, tutt’altro, verrebbe da dire. Basta con le nomine -conclude Rodigliano -, fermiamoci in attimo e diamoci degli obiettivi seri e reali. Bisogna fare in modo che i giovani tornino ad investire nella nostra professione, perché senza infermieri non c’è futuro né per la sanità e né per il benessere di tutta la nostra società”.
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