Nell’ambito di un caso giudiziario ad Imola, un 51enne italiano è stato arrestato dai Carabinieri della Sezione Radiomobile per “aver violato il provvedimento del Giudice”.
Secondo quanto riportato nel comunicato delle forze dell’ordine, l’uomo era stato precedentemente sottoposto al divieto di avvicinamento alla persona offesa, con l’applicazione del braccialetto elettronico. Questo dispositivo, collegato ai computer dei Carabinieri tramite un software specializzato, è progettato per monitorare i movimenti delle persone sottoposte a misure cautelari e per segnalare eventuali violazioni dei parametri impostati.
Il comunicato dei Carabinieri riporta che il 51enne è stato trovato in un bar, situato a una distanza inferiore ai 500 metri dall’abitazione della persona offesa. Questo ci fa domandare sulla precisione del braccialetto elettronico nel determinare con esattezza la posizione dell’individuo e come sia stato valutato se effettivamente il 51enne avesse intenzione di avvicinarsi alla persona offesa per aggravare ulteriormente la sua situazione. In una città come Imola, dove i bar e i locali pubblici sono spesso concentrati nelle aree centrali, puoi essere facilmente arrestato per aver “violato la distanza”. Una persona sottoposta a tale divieto non vuol dire che debba necessariamente tenere sempre in mano un telefono o un compasso ogni volta per misurare la distanza esatta tra lui e l’altra persona che ha richiesto il divieto di avvicinamento.
Il braccialetto elettronico è spesso presentato come una soluzione “contro la violenza sulle donne”, ma anche a una distanza di 500 metri dalla persona “offesa”, è possibile causare danni, quindi è lecito interrogarsi se questa tecnologia, che fornisce un falso senso di sicurezza, non sia stata promossa proprio per altri scopi come è stato per il green pass.