A Imola, la stampa “mainstream” ha pubblicato due articoli sul lavoro stagionale nell’agricoltura. In uno di essi si trasmette l’idea che si lavora di meno e peggio a causa del cambiamento climatico, mentre nell’altro si invita gli ex beneficiari del reddito di cittadinanza a lavorare nei campi. Come al solito, si dà poca importanza al fatto che nel circondario alcuni contadini continuano a far lavorare in nero i lavoratori stranieri o che spesso le buste paga fornite ai loro dipendenti non corrispondono al periodo di raccolta o alle dimensioni della piscina nel cortile dell’azienda. Cioè, se un lavoratore ha solo 3 giorni riportati nella busta paga, come hai fatto tu, contadino, ad arrivare a 20 giornate di raccolta o vendemmia e poi piangi miseria?
Nel circondario, fino a qualche anno fa, la maggioranza dei lavoratori stranieri nell’agricoltura era composta da romeni, seguiti dagli albanesi e successivamente da alcuni immigrati provenienti da Bangladesh o Pakistan, arrivati tramite cooperative “di accoglienza”. Ora le cose sono cambiate in parte, principalmente a causa del decreto di Salvini, pomposamente chiamato “sicurezza”, il quale ha vietato la guida di macchine straniere a chi risiede in Italia per più di 60 giorni. Questo decreto è stato ideato principalmente per colpire i lavoratori stagionali romeni, i cui periodi di lavoro nell’agricoltura spesso superavano i 60 giorni. Molte di queste persone hanno scelto di tornare nei loro paesi o di cercare opportunità in altri paesi, non solo per garantirsi una maggiore stabilità economica, ma anche per preservare la loro sicurezza personale, considerando che l’Italia è diventa sempre meno sicura.
Sicuramente Salvini e coloro che lo hanno sostenuto nel varare quel decreto non hanno considerato che un lavoratore stagionale difficilmente può coprire i costi dell’affitto, spesso richiesto in nero (come abitudine in questo paese) e pagare le assicurazioni con buste paga da tre giorni, quando nei paesi d’origine, i romeni riuscivano ad acquistare un’altra macchina con lo stesso importo chiesto per l’assicurazione “italiana”. I contadini del Circondario imolese e non solo sanno bene dove sta il vero problema della mancanza dei lavoratori stagionali, ma fortunatamente per loro stanno arrivando gli africani ( nonostante ci fosse Meloni al governo), con loro magari faranno gli stessi lavori in 10 giorni, anzi che tre come con i romeni, e senza dubbio potranno continuare ad arrangiarsi con le solite giornate nella busta paga, sotto il naso dei soliti sindacati. Poi visto che adesso finalmente è stato detto stop al reddito cittadinanza, sicuramente chi ha percepito il redito di cittadinanza (mentre gli alberghi della riviera romagnola facevano fatica a trovare il personale) avrà tantissima voglia di lavorare esposti a certe condizioni climatiche e non soltanto 8h, ma avvolte 12 ore di lavoro, con certe proposte economiche da urlo…
Per far capire loro e soprattutto ad alcuni, come stanno davvero le cose con il lavoro stagionale vi raccontiamo questa storia: In un villaggio del circondario, un sabato i lavoratori stagionali romeni sono stati convocati di buon mattino per raccogliere patate. Sfortunatamente per loro, la macchina si è guastata. Hanno dovuto aspettare sotto il sole per alcune ore prima di poter riprendere. Una volta che hanno ripreso, la macchina si è rotta di nuovo e più volte durante la giornata si è ripetuta la stessa situazione. Alla fine, il contadino trattorista, responsabile del funzionamento della macchina, con una generosità straordinaria, dopo aver tenacemente trattenuto gli operai per l’intera giornata sotto il sole, ha dimostrato la sua sfacciatezza romagnola e capacità di regolare il tempo, attribuendo loro generosamente un’ora e mezza di “impiego”, pardon di lavoro…Certo, vi potrebbe interessare di meno questa situazione o anzi per niente, anche se alcuni di voi hanno proprio la responsabilità di evitare tali circostanze, ma siate certi che prima o poi ne subirete anche voi le conseguenze, e in parte, le state già sperimentando a causa della vostra indifferenza su come vengono rispettati i diritti dei lavoratori stagionali nell’ambito agricolo.