Il 13 giugno 2023, è avvenuta a Bologna, presso i Musei Civici d’Arte Antica – Museo Civico Medievale di Bologna, una significativa cerimonia di restituzione di un importante reperto archeologico alla Repubblica dell’Iraq. Il reperto in questione è un mattone di argilla con un’iscrizione cuneiforme appartenente al re assiro Salmanassar III (858-824 a.C.), proveniente dalla Ziggurat di Nimrud, l’antica Kalkhu, che in quel periodo era la capitale dell’Assiria.
Alla cerimonia hanno partecipato importanti personalità, tra cui il Presidente della Repubblica dell’Iraq, S.E. Abdul Latif Rashid, e il Sottosegretario di Stato al Ministero della Cultura italiano, Vittorio Sgarbi. Erano presenti anche l’Ambasciatore dell’Iraq in Italia, Saywan Barzani, il Prefetto di Bologna, Dott. Attilio Visconti, il Sindaco di Bologna, Matteo Lepore, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Busto Arsizio, Dott.ssa Piera Bossi, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Busto Arsizio, Dott. Massimo De Filippo, e il Comandante Provinciale Carabinieri di Bologna, Col. Rodolfo Santovito.
Il reperto in argilla e paglia, delle dimensioni di 35,7 x 33,7 x 10,8 cm, rappresenta una delle poche testimonianze rimaste della Ziggurat di Nimrud, che è stata completamente distrutta nel 2016 dai militanti dell’ISIS/Daesh. Il mattone era stato recuperato a Bologna nel marzo 2018 e successivamente sottoposto a un esame tecnico e archeologico-culturale da parte del Prof. Nicolò Marchetti, esperto di archeologia e storia dell’arte del Vicino Oriente antico presso l’Università di Bologna. Il reperto è stato poi consegnato volontariamente dalla persona che ne era inconsapevolmente in possesso agli uffici della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Bologna, che ha immediatamente informato il Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale (TPC) di Bologna per avviare le indagini necessarie.
Grazie agli accertamenti condotti dal Nucleo TPC di Bologna in collaborazione con la Sezione Cooperazione Internazionale del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Roma, è stata confermata l’autenticità del reperto attraverso verifiche mirate eseguite dalla Commissione tecnica del Ministero della Cultura iracheno tramite l’Ambasciata dell’Iraq in Italia. È stato accertato che il reperto era stato illegalmente esportato in violazione della Convenzione UNESCO del 1970 e che era giunto in Italia in maniera fortuita e inconsapevole.