Il 12 maggio si celebra la Giornata internazionale dell’infermiere. Durante questa giornata dedicata alla professione infermieristica, il Nursind, il sindacato degli infermieri, ha espresso il proprio apprezzamento e sostegno a tutti gli infermieri che si impegnano quotidianamente con professionalità e dedizione nella cura dei pazienti. Tuttavia, il Nursind ha sottolineato anche le numerose problematiche che la professione sta affrontando, evidenziando la mancanza di supporto da parte della politica e delle aziende.
Antonella Rodigliano, coordinatrice regionale per l’Emilia-Romagna e segretaria territoriale del Nursind, ha evidenziato che nonostante gli infermieri abbiano dimostrato competenza, coraggio e umanità durante l’emergenza sanitaria da Covid-19, i riconoscimenti sono stati principalmente a parole e poco è cambiato nella realtà. La professione infermieristica si trova ad affrontare modelli riorganizzativi privi di prospettive future, con un’attenzione sempre più limitata alle esigenze e alle competenze degli infermieri. Inoltre, i tempi di vita sempre più stressanti e lo scarso riconoscimento sociale stanno contribuendo a rendere la professione sempre meno attrattiva.
Il Nursind ha evidenziato diverse questioni urgenti da affrontare, tra cui la precarietà lavorativa, la mancanza di organici adeguati, gli stipendi bassi, i turni massacranti, i rischi per la salute e la sicurezza sul lavoro, nonché la scarsa valorizzazione e il riconoscimento sociale degli infermieri. Secondo il sindacato, è inaccettabile che coloro che svolgono un lavoro così fondamentale per la società debbano vivere con salari inadeguati che non rispecchiano la loro competenza e il valore del loro contributo. In Italia, gli infermieri percepiscono stipendi inferiori di almeno 500 euro rispetto ai colleghi europei. Questa situazione contribuisce all’attrattività sempre minore della professione infermieristica.
Inoltre, il Nursind ha denunciato la presenza persistente di fenomeni di clientelismo e nepotismo che mortificano molti infermieri. È deplorevole che i meriti professionali vengano spesso trascurati a vantaggio di favoritismi e connessioni personali, minando sia la motivazione dei professionisti competenti che la qualità dell’assistenza fornita ai pazienti.