Alla spudoratezza di alcuni non c’è mai fine, dopo aver tifato per l’obbligo vaccinale che ha portato alla sospensione di tanti medici e infermieri, adesso i sindacalisti sulle pagine del Corriere Romagna si lamentano della carenza del personale all’Ospedale di Imola.
Nelle pagine della stampa locale, dall’inizio della vaccinazione di massa che ci ha portato delle varianti con “tipizzazioni locali”, i vari sindacalisti locali non facevano altro che spingere per l’obbligo della vaccinazione, come unica “possibilità di uscire dalla pandemia”. Hanno portato avanti la propaganda governamentale di Draghi sui vaccini e sul greenpazz’, senza mai pensare alle conseguenze di questo tipo e rimanendo completamente indifferenti alle azioni dell’AUSL di Imola che portava avanti la sospensione dei sanitari etichettati “non vax”. Addirittura qualche sigla sindacale, invece di difendere i lavoratori sanitari che avevano scelto di non vaccinarsi, ha impegnato risorse e tempo per manifestazioni a Roma durante il silenzio elettorale.
I lavoratori sanitari che hanno obbedito al diktat dell’AUSL di Imola (senza essere solidali con gli altri sanitari e medici sospesi) adesso si ritrovano nelle corsie dell’Ospedale di Imola a fare dei turni massacranti e, nonostante l'”immunizzazione” con “ciclo completo”, si ritrovano anche contagiati ed è giusto che sia così. Noi ve lo abbiamo già detto che la solidarietà deve essere data solo a chi, dal 15 ottobre, non poteva più lavorare e non ai sindacati che facevano politica. Qualcuno a Imola ha provato timidamente a protestare sulle bacheche arcobalenate di qualche sindacato, ma la sigla “antifascista” era troppo impegnata con i palloncini in piazza San Giovanni per fare sembra che fossero tanti i partecipanti.
Una soluzione in questo momento ci sarebbe, quella di richiamare chi è stato sospeso, ma è ovviamente più semplice per i sindacati far finta che in qualche modo anche loro abbiano contributo alla carenza del personale.