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Mentre Bonaccini parlava del lockdown all’austriaca su base di fakenews sulla situazione epidemiologica nei paesi dell’est, nella città del suo “figliuolo” politico Panieri (con delega alla salute), in cui pare esserci una “ripartenza” più de contagi che dell’economica locale, è scoppiato un focolaio all’Ospedale Santa Maria della Scaletta di Imola.
Il focolaio è stato trovato tramite tamponi in “persone asintomatiche” durante il controllo periodico fatto sui degenti ricoverati, quindi ci viene da chiederci visto che non viene detto se queste persone asintomatiche sono state vaccinate e non abbiano per caso preso il virus mentre erano proprio ricoverate in ospedale… Il fatto che queste persone vengano definite “asintomatiche” non ci impedisce di porci queste domande.
Dopo il martellamento dell’anno scorso sui contagi per convincere la gente a farsi inoculare il siero sperimentale, adesso vediamo che anche nel caso del focolaio all’ospedale di Imola si parla di persone decedute “con Covid, ma per altre patologie”. L’anno scorso, ma anche quest’anno, solo le persone più superficiali rifiutavano di vedere che molti imolesi dichiarati deceduti con Covid erano morte per altre patologie, ma adesso per la psicosi generale è importante sottolineare la patologia, soprattutto se si tratta di persone vaccinate, soprattutto per non far caso all’inefficienza di questi sieri. Per esempio, nel caso di questo focolaio si parla anche di due infermiere contagiate. Con tutte le lettere di richiamo fatte dall’AUSL diretto dal propagandista vaccinale dottor Rossi, le due infermiere sicuramente sono state vaccinate, con tutta la probabilità già dai tempi in cui la stampa ripeteva le bugie che il siero assicura protezione al 90% e le persone erano definite “immunizzate” con il ciclo completo. Ora, questo ciclo non è più completo, viene chiamato “ciclo primario”. Se le due infermiere fossero state “immunizzate”, dopo qualche richiamo tramite lettere, suggeriamo loro anche di valutare di aprire qualche azione in istanza.
Un’altra cosa assurda in questa vicenda è che c’è qualcuno che per il focolaio all’Ospedale di Imola sposta l’attenzione dall’inefficienza dei sieri al green pass, come se non fosse ormai chiaro che chi ha il greenpass ha ricevuto uno strumento non sanitario, ma politico, come premio per la sua obbedienza, un permesso per contagiare involontariamente gli altri, visto ch, anche se fosse stato controllato all’ingresso di un ospedale, senza un tampone rapido nessun può garantire che chi lo detiene ed entra non è un portatore di questo virus. Da due anni la vita delle persone è stata condizionata con la scusa della pandemia senza mai chiedersi, manco tra i lavoratori negli ospedali, se non è il caso di cambiare la cura (coi sieri sperimentali) e provare qualcos’altro, visto che l’Italia con 80% di popolazione vaccinata non ha raggiunto alcuna immunità, ma solo lo stato di gregge.
Comunque, speriamo almeno che questa volta a Imola a nessuno passerà per la mente di trasferire la gente positiva in qualche RSA, visto l’esperienza dell’anno scorso con gli anziani contagiati.