A livello locale e del Consiglio comunale di Imola, soltanto la consigliera comunale Rebecca Chiarini ha preso una posizione chiara e pubblica nei confronti del cosiddetto “green pass”, un mascherato lasciapassare rosso che serve a contribuire all’egemonia di sinistra globalista, piuttosto che a contenere i contagi, aspetto del quale vi convincerete man mano che si andrà avanti.
Dopo la proposta perfida, nel mese scorso, del presidente dell’Aula di piazza Matteotti “tutti con il greenpass” per dare il “buon esempio”, oggi l’avvocato e consigliera comunale Chiarini ha dichiarato: “l’obbligo del green pass limita la prerogativa di rappresentare i cittadini in consiglio comunale”
“Ho deciso che a partire dal prossimo giovedì 28 ottobre, e sino al 31 dicembre, non presenzierò più di persona al Consiglio Comunale, ma mi collegherò da remoto. Non è, infatti, mia intenzione esibire una tessera per esercitare la prerogativa di rappresentare gli imolesi che mi hanno eletta. Si tratta di una grave limitazione del diritto elettorale passivo che non intendo avallare con il mio comportamento, sia per rispetto delle persone che mi hanno dato la loro fiducia sia per solidarietà con i cittadini imolesi che, per lavorare, sono costretti ad esibire un lasciapassare. So bene che l’esibizione della certificazione verde COVID-19 (il così detto Green Pass) è imposta da un decreto dello Stato e che l’amministrazione di ‘sinistra’ della città si adeguerà a una disposizione difficile da disapplicare, ma si tratta di una norma priva di fondamento sanitario contro la quale ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte”.
Lo dichiara in un comunicato la consigliera Chiarini, affermando inoltre:
“Da lavoratrice, cittadina e giurista non intendo in alcun modo legittimare questa grave discriminazione e spero che anche la ‘sinistra’ che, dopo aver abbandonato le lotte per i diritti dei lavoratori, ha fatto della no discriminazione una battaglia di bandiera, apra gli occhi e si renda conto della pericolosa deriva democratica della quale la tessera verde è solo l’ultima manifestazione. Dalle recenti esternazioni in Consiglio comunale ho però avuto triste conferma dell’ipocrisia in cui parte della maggioranza è immersa: si grida, infatti, alla discriminazione solo quando il discriminato appartiene alla propria corrente di pensiero, ma chi la pensa diversamente può, anzi, deve essere discriminato. E, sull’altare di una esigenza sanitaria sconfessata anche dai dati medici, è lecito sacrificare il diritto al lavoro e la libera manifestazione del dissenso. Non si è solo perso il senso della misura, ma anche l’umanità e la solidarietà tra le persone. È per questo che intendo esprimere, anche con questo piccolo gesto, la mia vicinanza a tutti coloro che, per diverse ragioni, in questo momento soffrono la compressione dei propri diritti, ma anche a coloro che non si sono ancora resi conto che chi si oppone a questa misura lo fa per tutelare i diritti di tutti i cittadini”.