Sull’aggressione in Piazza Matteotti a Imola vi abbiamo presentato la nostra versione di fatti, ma oggi vogliamo presentarvi anche il modo in cui la notizia è uscita sulla stampa locale, per darvi un’idea di come a volte vengano presentate le notizie.
Il Sabato Sera ha scelto di limitarsi a ricevere e pubblicare il comunicato di un’associazione che gridava al “razzismo” (come nella favola di Esopo “Al Lupo! Al Lupo!”), senza dare la possibilità alle persone sulla pagina facebook del settimanale di ribadire e senza interpellare l’interessato visto che ci conosciamo abbastanza da quando i nostri frame di un famoso video sono apparsi sulle sue pagine, ma soprattutto senza consultare prima le forze dell’ordine, arrivate sul posto, per farsi dare le informazioni raccolte sul accaduto.
Il Carlino di Imola ha avuto l’approccio giornalistico che apprezziamo nel modo più assoluto, non si è limitato a leggere il comunicato, ma ha chiamato le forze dell’ordine per aver un versione superpartes sull’accaduto e senza fare tanta pubblicità all’associazione che ci tiene tanto ad apparire sui giornali ogni volta che sente qualche grida che possa servire per portare acqua al suo mulino ideologico. Per il Carlino le “responsabilità sono al momento tutte da chiarire e fortunatamente non pare aver avuto gravi conseguenze”, scrive l’autore che sicuramente non ha bisogno di fare associazionismo e assist a qualche associazione locale.
Il Corriere Romagna di Imola ci ha tenuto a “non derubricare” l’accaduto, esattamente come ha sollecitato la suddetta
associazione. Dopo un preambolo dove la testata scrive che la manifestazione  per i diritti delle donne afgane è stata “gustata”, ma vedendo alcune foto diremmo solo dalle solite attiviste di diverse associazioni senza scopo di lucro…  e senza essere gustata dalle afgane che secondo il giornale avevano “aderito a distanza” (probabilmente stanche dopo il giro in città in fila con il mediatore per le diverse tessere e documenti), dà il verdetto sull’accaduto come “provocazione sfociata in aggressione”. Così che ci chiediamo se a voi  qualcuno, magari un giornalista dei loro, vi facesse una domanda che non vi potrà piacere, vi sentireste autorizzati a comportavi in modo che va  maniere oltre il limite di un dialogo acceso?
Per dare peso al verdetto, il giornale non riporta la versione della donna coinvolta nell’accaduto, ma riporta le parole di due attiviste. Ringraziamo l’autore o l’autrice per l’articolo che, nel tentativo di presentare le cose a modo suo, vicino alla suddetta associazione e ad un certo tipo di fare politica, ha però confermato come si sono svolti i fatti all’inizio, cioè ripetendo esattamente quello che noi abbiamo raccontato ai carabinieri. Per il resto parleranno le immagini riprese dalle telecamere.  
I Carabinieri sono stati chiamati sul posto non dalla donna coinvolta, né delle attiviste, ma da una persona totalmente estranea al loro modo di fare associazionismo e politica. Il giornale ha riportato tra l’altro che la donna aveva risposto alle domande dei militari, senza però dire che siamo stati noi ad aspettare le forze dell’ordine e ad indicare la donna, che si era già allontanata dal posto in cui era avvenuto il fatto, senza chiamare né le forze dell’ordine, né l’ambulanza.
Ma visto come è stata dipinta sui social con il “braccio rotto”, cosa che ci stupisce visto come le sue unghie sono arrivate sotto il nostro occhio, ci saranno le telecamere a dire come le due attiviste insieme ad altri (che non erano soltanto passanti, ma anche testimoni dell’accaduto) l’hanno svincolata dal nostro collo e dalla nostra maglietta e come mentre i carabinieri la identificavano, sotto le telecamere della Piazza Caduti per la libertà continuava a gesticolare animatamente.
Se sapessero tutti quanti, quante volte ad Imola siamo stati provocati in quanto giornalisti e stranieri, pur avendo sempre cercato di aver le carte in regola, nonostante tutte le difficoltà e se avessimo ogni volta reagito in quella maniera, saremmo di certo come minimo stati arrestati.
Ad ogni modo, non ti puoi lanciare su una persona dopo aver scambiato una domanda per una presunta offesa e fare la vittima, perché tanto le telecamere non manifestano alcuna ideologia.
        
More Stories
Il Piccolo di Imola, in scena a Palazzo Tozzoni sotto la direzione artistica di Lucia Ricalzone.
IMOLA, DUE PESI E DUE MISURE PER LA PULIZIA?
“Ecologista” a Roma, assente sul Santerno: Bonelli e il massacro verde imolese