Oggi la Fiom Emilia-Romagna si è ricordata che “l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro” e ha proclamato “per mercoledì 23 giugno uno sciopero di 2 ore alla fine di tutti i turni di lavoro in solidarietà al lavoratore e sindacalista dei Sì Cobas Adil Belakhdim” che, secondo il sindacato, “è stato investito e ucciso forzando un picchetto durante lo sciopero della logistica indetto dai sindacati di base a Biandrate di Novara”.
Ma la storia è più complessa di quanto voglia il sindacato semplificare “per la difesa dei propri diritti”, poichè parliamo di un lavoratore che manifestava per far valere i suoi diritti, mentre ad un altro lavoratore giovane pressato dal lavoro, visto per chi lavorava e di cui stranamente i sindacati e la stampa parlano troppo poco, veniva bloccato nel manifestare i suoi diritti a lavorare, tanto da portare ad un tragico epilogo.
Secondo la versione riportata da openoline.it, di Alessio Spaziano, il camionista 24 enne che, lo scorso 18 giugno, ha investito Adil Belakhdim, 37enne il sindacalista di SiCobas “C’è stato un litigio prima e lui si sarebbe fermato due volte di fronte al picchetto dei manifestanti, prima di sterzare a destra e investire Adil”. “Non sapevo di aver investito qualcuno. Avevo capito che era successo qualcosa, ma non pensavo a niente di così grave” riporta openline.it.
A quanto pare è stato un incidente causato dalla esasperazione provocata dall’attesa, ma come sono andate davvero le cose non lo sappiamo, quindi è meglio lasciare che se ne occupi la magistratura.
Vorremmo però rivolgere una domanda a Fiom Emilia-Romagna e a tutti i sindacati. “Se fosse stato un semplice operaio morto sul lavoro e non un sindacalista, si sarebbero cosi tanto agitati i sindacati, visto che secondo i dati Inail, ci sono 306 morti sul lavoro nei primi 4 mesi del 2021, piu +9,3% rispetto al 2020?”.
La morte di Adil oltre ad essere tragica è conseguenza di anni di annullamento dei diritti dei lavoratori, ma in questa vicenda non è lui solo la vittima, c’è un’altra vittima, il giovane camionista e possiamo dire che, ultimamente, i sindacati per i camionisti (come per tante altre categorie) non hanno fatto un granché in materia dei diritti, quindi slogan del tipo “basta violenza sui lavoratori, basta sfruttamento, basta precarietà, basta risparmiare sulla sicurezza”, bastano e avanzano, ora ci vogliono fatti concreti, non inutili sbandieramenti al vento.