Se pensate che la campagna elettorale sia finita dopo un anno di “Tutto andrà bene” vi dovete ricredere, questo perché una mostra di disegni fatti dai bambini e presentata sotto l’androne del Comune di Imola ha messo in crisi e in fibrillazione la sinistra imolese.
Uno dei suoi tentacoli, cioè una pretesa rete delle donne di Imola (perché no, anche del circondario?) dopo la polemica con Vacchi sul presunto “tono violento sulle donne” adesso se la prende con il giovane sindaco Panieri, per il fatto che “ci ha proprio messo la faccia” facendosi ritrarre in posa dinanzi allo stand “dei promotori dalle chiare e rivendicate posizioni pro-life”. Quindi, se seguiamo questo ragionamento, possiamo chiederci se la “rete delle donne di imola” rivendica posizioni pro-morte? E quale persona che ragioni in modo normale sotterrerebbe una rete del genere? La ‘messa in posa’ di Panieri, dice il tentacolo della sinistra è “uno schiaffo ai diritti delle donne e alla loro libera scelta sui propri corpi”. Strano che mentre la mainstream e chi è interessato a vendere più vaccini spinge per le vaccinazioni obbligatorie, non si senta una parola da parte della sinistra sulla “libera scelta sui propri corpi”.
Ma il deliro delle “Donne di Imola” continua con “questa scelta costituisce un’azione gravissima che riteniamo inaccettabile. Il sostegno alle associazioni che pretendono di promuovere e difendere il diritto alla vita attaccando in realtà con violenza i diritti delle donne si pone in contrasto con i principi di laicità e con i valori che lo stesso sindaco ha millantato in campagna elettorale” E così tanto grave che un sindaco faccia una foto davanti ad una mostra di disegni fatti dai bambini per sostenere la vita?
Al di là della manipolazione psicologica che riscontriamo in questi deliri e giri di parole, bisogna fare attenzione ad affermazioni del tipo “Ricordiamo l’incontro con Panieri quando da candidato sindaco promise sensibilità e valorizzazione delle richieste presenti nella nostra piattaforma” e qui ritorniamo alla descrizione di questa rete fatta proprio sulla loro pagina facebook:
“La Rete delle Donne di Imola raccoglie le associazioni di donne che si riconoscono nella piattaforma visibile nell’omonimo album di foto. Trama di Terre, PerLeDonne, Coord. Donne CGIL Imola, Coord. Donne SPI CGIL, UDI Imola, Coord. Donne ANPI Imola”. Ci pare evidente che, senza tanti problemi e giri di parole, si tratti di donne ideologizzate che certamente al di là della pretesa del nome, rappresentano solo una piccola, ma proprio piccola, parte delle donne di Imola. La maggior parte delle donne di Imola in questo momento di “arancione scuro verso il marrone” hanno tutt’altri problemi, visto che chi non è capace di usare un preservativo, spinge per l’aborto come si fosse un contracettivo, per continuare a fare politica e magari ottenere chissà quale fondi pubblici per promuovere dei “diritti”.
Quindi, ogni volta che vedrete sulla stampa locale qualche azione promossa da questa rete (tra un po’ si avvicina l’ 8 marzo e chissà se, tutti chiusi in casa, sentiremo parlare di muri imbrattati) dovrete ricordare che avete a che fare con delle donne ideologizzate, e sarà bene respingere ogni loro minima pretesa di rappresentare tutto il mondo femminile. Nell’occasione esprimiamo la nostra solidarietà al sindaco Panieri per l’attacco subito in un momento in cui i locali avrebbero dovuti essere aperti anche di sera, come diceva Bonacciaci…, ma alla fine sono stati chiusi al pubblico, creando un danno economico che peserà anche sulle donne che (non) lavorano (più) in questi locali, ma anche sulle case del comune dove certe associazioni ideologizzate cercheranno sempre di chiedere qualche soldino pubblico con l’eterna pretesa della difesa dei diritti.