(Comunicato Stampa) Il momento in cui una situazione emergenziale migliora è il momento giusto per analizzare le cause che hanno provocato il focolaio in una struttura per anziani – in questo caso la CRA Baroncini di cui la cronaca si è occupata assieme alla CRA Venturini – con la finalità di capire il perché di una determinata situazione e per essere preparati di fronte all’eventualità di una possibile terza ondata di attacco del virus.
Il contagio vede il primo ospite colpito il 7 novembre scorso, altri 4 l’11, con una crescita rilevante nei giorni immediatamente successivi, per raggiungere i 29 ospiti positivi su 63 posti letto e 18 operatori su 31.
Perché una struttura che nella scorsa primavera era riuscita e tenere fuori dai propri ingressi la pandemia ha dovuto affrontare una crisi di questo genere? Quali possibili cause?
Partendo dall’esperienza degli operatori socio-sanitari che prestano servizio nella struttura, ancora una volta, va sottolineata la difficoltà di differenziare i percorsi Covid e no Covid con il personale che ha dovuto spostarsi tra i nuclei, dato che non era sufficiente per essere suddiviso tra area Covid e area no Covid. Così come l’assenza di spogliatoi dedicati al personale che opera nelle zone Covid da quelli che prestano servizio in quelle no covid.
Va detto anche del ritardo con cui sono state fornite le tute Covid, il cui primo utilizzo risale all’inizio della seconda metà di novembre 2020, mentre prima venivano utilizzati altri modelli di camici. Non si è trattato solo di scarsa tempestività nella fornitura delle tute bianche, ma anche nella formazione sulla vestizione e svestizione a inizio e fine turno, elemento fondamentale per garantire la salute degli operatori e delle operatrici.
Un ulteriore elemento di riflessione è dato dalla diversa tempistica con cui si è proceduto allo screening per verificare la positività al virus fra ospiti e operatori: questo ha probabilmente contribuito a considerare negative persone che potevano essere trattate come sospette, in modo da far adottare agli operatori comportamenti atti a tutelare maggiormente la propria salute.
Superato il momento in cui la priorità era salvaguardare la salute di ospiti e lavoratrici e lavoratori, ora occorre trasferire le esperienze fatte in questi mesi nei protocolli aziendali che devono essere lo strumento per combattere e annullare (o per lo meno limitare) il contagio del virus. Se pensiamo al contrario che tutto sia concluso una volta superata la fase virulenta di questa ondata di contagi, facciamo un errore che potrà avere conseguenze rilevanti di fronte ad una terza ondata, che potrebbe colpirci nelle prossime settimane come molti ipotizzano.
Come organizzazioni sindacali unitariamente abbiamo chiesto un incontro con l’Ufficio di Piano del Circondario Imolese e l’Azienda Ausl (già definito in un verbale di incontro tra le parti), per una verifica della situazione pandemica e di sicurezza per ospiti e lavoratori, nelle strutture per anziani e disabili di tutto il territorio.
Maurizio Serra – Fp Cgil Imola
Sauro Dal Pane – Spi Cgil Imola