Vogliamo farvi notare come in un post su facebook del neo-assessore imolese alla cultura, Giacomo Gambi, sul convegno nazionale della Frazione comunista del 28 e 29 novembre 1920, manca un elemento importante, vista l’enfasi che si dà a questo ricordo, che alla fine portò alla creazione del Partito Comunista di Italia, subdolo di una ideologia sanguinaria che ha portato alla morte oltre 100.000.000 persone. Nel suo post Gambi scrive: “A Imola si confrontarono personalità quali Bordiga, Terracini e Gramsci e gli imolesi Anselmo Marabini e Antonio Graziadei” e nel suo ringraziamento in Consiglio Comunale, rivolto ai giornali locali che hanno dato spazio a questa commemorazione, Gambi ha menzionato il Nuovo Diario Messaggero e il suo direttore Andrea Ferri.
Una menzione che a nostro parere non sa tanto di ringraziamento, quanto di una giustificazione per quello che si sta cercando di fare con la scusa dei “progetti di recupero e valorizzazione di eventi e luoghi della storia della Città di Imola”. Comunque, a differenza del post facebook dell’assessore alla cultura, nell’articolo del Nuovo Diario Messaggero viene elencato anche il nome di Nicola Bombacci. Ma la storia di Bombacci, fondatore della Frazione Comunista di Imola, rimossa dai comunisti e dimenticata dalla “cultura”, merita di essere raccontata brevemente, per capire chi sono i comunisti d’oggi e i loro epigoni “democratici”.
Bombacci fu amico personale di Lenin, morì poi da fascista, fucilato a Dongo e appeso per i piedi dai suoi compagni in Piazzale Loreto, accanto a Mussolini. Quando nacque il PCd’I, Mussolini aveva detto in un suo discorso alla Camera: “Li conosco i comunisti, sono figli miei”…
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