Era il 19 agosto 2020 quando Adjisam Mbengue, in un post su facebook scriveva del ristorante Tana di Rimini che discriminava “clienti neri scusandosi con il quadro di Benito Mussolini per aver preso le loro ordinazioni”, seguito dall’invito ad “ascoltare e condividere”, condito con gli hastag #noalrazzismo #bastarazzismo #italia #razzismo. Dal lì l'”episodio di razzismo” si è diffuso su tutti i canali di informazioni, tanto che l’attivista di Imola ha conservato sul suo profilo il suo “momento di gloria”, condividendo i post di chi accettava la sua versione dei fatti, senza averne una contrapposizione.
Tra chi ha condiviso la versione dell’attivista scopriamo uno che si definisce “né personaggio pubblico, né blogger, né politico. Semplicemente uno che scrive”, ( sciocchezze diremo noi) un certo Fabrizio Del Prete che, nonostante dica di essere contrario alla gogna, ecco cosa ha scritto: “la pizzeria di Rimini in cui un dipendente – un verme – si è scusato dinanzi a un quadro di Mussolini per aver servito una famiglia di neri è questa in foto”, sempre lui scrive “Me l’ha mandata la diretta interessata, vittima di questo scempio infame” e sempre con l’invito “fate girare, e che giri almeno quanto girano le palle a me, per questa infamia”. Da uno che “semplicemente scrive” passiamo a una giornalista freelancer, una certa Francesca Valente, che addirittura scrive di xenofobia in riviera, ma dai!, razzismo in una riviera piena zeppa di turisti di tutto il mondo e di vu’ cumprà, sentite che scrive questa su altarimini.it: “Nere, ma incazzate nere”, è proprio il caso di dirlo. E ci scuserete per il titolo, ma non potevamo glissare sul movente dell’episodio di razzismo che stiamo per riportarvi e che, suonerà lapalissiano, riguarda proprio il colore della pelle.
Tra un blogger e un freelancer si arriva a “Repubblica” e qui già si comincia a parlare di una denuncia ai carabinieri, perché “questo signore probabilmente si è ritrovato davanti i neri sbagliati, prometto che andrò fino in fondo, lo devo ai miei figli”. (bologna.repubblica.it) Ma dai, esistono “neri sbagliati”? Nel pezzo vengono riportate anche le parole della vice sindaca di Rimini, Gloria Lisi, che in caso di conferma parla addirittura di “un risarcimento che in ogni caso mai sarebbe adeguato all’allucinante sequenza querelata”. Se guardate il cv di questa vicesindaca la meta è fatto di lavoro con immigranti.
Tra chi ha condiviso il post dell’attivista non poteva mancare Lorenzo Tosa, giornalista professionista, ex ufficio stampa del Movimento 5 Stelle Liguria, ex candidato con +Europa, che ringrazia la Adjisam “per non esserti piegata… L’Italia non è questa. Non ci rassegneremo mai”, ma non si limita a presentare la versione dell’attivista, anzi invita: “Per la cronaca la pizzeria si chiama Tana Marina, segnatevi e fate girare questo nome. Giusto per essere certi di non metterci mai più piede. Abbiamo tollerato anche troppo!”. Beh, visto il post, diremmo che Selvaggia Lucarelli aveva ragione quando si è scagliata contro Lorenzo Tosa, Fabrizio Delprete, Emilio Mola, Leonardo Cecchi e Cathy La Torre accusandoli di contrapporsi alla cosiddetta “Bestia” di Matteo Salvini con una strategia comunicativa simile, definendola “Bestiolina”.(ilreformista.it)
Giusto per ricordare, eravamo in piena campagna elettorale, quindi non poteva mancare il post del Partito Democratico: “Perché il fascismo e il razzismo non sono opinioni: sono reati. Un abbraccio a tutta la famiglia per quanto accaduto. Con una promessa: ci batteremo sempre contro quest’odio”. Più che una promessa, a noi sembra una minaccia… Ma non dimentichiamo che l’attivista è di Imola, quindi tra i post condivisi ne troviamo uno della pagina della candidata sindaca perdente due volte, Carmela, pardon Carmen Cappello, che in quel periodo elettorale invitava i partiti a stare in panchina e sognava il ballottaggio. Più o meno in quel periodo la Cappello ritira la querela fatta contro di noi, visto che si rischiava un’altra archiviazione e a quel punto da parte nostra sarebbe scattata una controquerela.
Nel post del Cappello (Carmen Cappello – Posts (facebook.com) si legge “L’altro giorno a Rimini è stata offesa da un piccolo uomo nostalgico del Ventennio, ma non si è fatta certo intimorire”, poi continua: “Cara Adji, l’unica cosa che mi premeva dirti è che questa è casa tua, non sono certo i deliri di qualcuno a cambiare la realtà”. E su questo siamo d’accordo, non sono certo i deliri di qualcuno a cambiare né la realtà, né il risultato delle elezioni.
Nel frattempo davanti alla Tana di Rimini finita nella “shitstorm pesantissima” (letteralmente “tempesta di cacca”) hanno luogo dei presidi da parte degli “antifascisti”. Ma più ci avviciniamo alle elezioni, vediamo che sulla bacheca dell’attivista appaiano post elettorali, uno il 5 settembre nel quale invita gli imolesi sostenere la candidata il consigliere comunale Abril, della lista “civica” Imola Riparte, quella ha sostegno della Cappello, e un altro l’11 settembre 2020, sull’incontro organizzato da Imola Riparte al centro sociale La Tozzona, invitata come attivista e come membro attivo dell’associazione “Trame di Terre”.
Dobbiamo dirlo che anche noi abbiamo ricevuto i comunicati a sostegno dell’attivista da parte dello staff elettorale di Panieri e Imola coraggiosa durante la campagna elettorale, ma abbiamo rifiutato di pubblicarli, perché non basta accusare qualcuno di qualcosa, devi anche dimostrarlo. Sappiamo benissimo come funzionano le cosi dette “tempesta di cacca”, perciò abbiamo voluto ad aspettare l’indagini dei carabinieri, e questo lo abbiamo detto anche ad alcuni candidati imolesi a quel tempo. Ed ecco che ieri, 23 novembre 2020, arriva la notizia che le indagini dei carabinieri non avrebbero trovato riscontri nel racconto fatto dalla attivista. “Nei video, acquisiti dai carabinieri all’indomani della denuncia sporta dalla Mbengue che si sarebbe rivolta all’Arma alcuni giorni dopo il fatto, quando già le immagini circolavano sui social, non si evincerebbe alcun comportamento anomalo del ristoratore che, fin da subito, aveva contestato la ricostruzione della donna” riporta il riminitoday.it.
Ma la cosa che ci amareggia in tutta questa storia è che il proprietario del ristorante Tana di Rimini non è intenzionato a denunciare a sua volta chi lo ha diffamato, soprattutto perché dubitiamo che tutti quelli che si sono fatti protagonisti di questa “shitstorm” si scuseranno e rettificheranno quello che hanno detto, scritto e condiviso con milioni di persone.
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