Due anni fa ad Imola c’è stato un cambiamento, ma purtroppo è durato poco. La grinta di arrivare di alcune persone ha superato il buon senso del cambiamento.
L’altra volta eravamo tra i pochi convinti che il PD si poteva sconfinggere alle elezioni, anche perché eravamo riusciti ad intercettare una massa di elettori silenti. A nostro parere quegli elettori, quel tipo di gente che non fa parte di nessun partito e non è fissata con alcuna ideolgia sia di sinistra sia di destra, l’unico desiderio di queste persone era di avere una città vivibile che desse possibilità a tutti di crescere e prosperare. Ma come si può prosperare in una città dove per fare delle cose sei costretto a lavorare con personaggi infiltrati, e infilati dappertutto? Come allora, anche adesso abbiamo sentito di gente che ha paura di esporsi e di esprimere idee politiche perché magari nella sua fabbrichetta che offre una certa stabilità lavorativa i capi sono schierati polticamente e allora magari si rischia di rimanere senza lavoro o senza un misero appalto che permetta di andare avanti.
Ma torniamo al cambiamento dell’altra volta: l’altra volta il cambiamento è avvenuto perché l’ex-forzista Simone Carapia dopo aver cambiato un buco di serpenti con un altro buco di serpenti, un po’ per convizione e un po’ forse anche per amore non confessato, pubblicamente ha avuto il coraggio di chiedere alla gente di votare per Manuela Sangiorgi, candidata del M5S.
A prima vista la Sangiorgi sembrava la guerriera pronta e capace di affrontare i dinosauri piazzati dal PD in diversi posti chiave, ma non aveva fatto i conti con le iene del suo (ex) movimento.
Un movimento che ce l’ha messa tutta per vincere e che in quel momento preciso rappresentava un vero cambiamento. Ma come tutti i movimenti e partiti anche il M5S, soprattutto quello di Imola, era pieno di gente che oltre il suo intersse e il capannone di qualcuno non era capace di vedere, né di lavorare per l’interesse generale.
A proposito, se nel futuro vi venisse voglia di candidarvi alla carica di sindaco, se per caso avete un capannone vostro o di qualche vostro parente, assicuratevi di conoscere bene chi è il commercialista che vi segue.
Adesso non si potrà più parlare di un vero cambiamento, a prescindere da chi sarà eletto, con o senza il ballottaggio. Il candidato del PD, Marco Panieri, basta non apra bocca, come ha fatto nel giorno della sua inaugrazione e non avrà tanti problemi nell’ essere eletto primo cittadino.
Per la “civica” Carmela, detta Carmen Cappello, nonstante tutti gli sforzi fatti per far cadere Manuela Sangiorgi, non vediamo un seguito talmente grande da farla arrivare al ballottaggio. Lei e la sorella sono riuscite a farsi detestare non solo da quelli lontani dall’ ideologia di sinistra, ma anche da quelli che prima l’hanno votata in qualita di candidata del centrosinistra, ovviamente a trazione PD. Certo, certo sappiamo la storia del “lei non ha mai fatto parte di nessun partito, non ha mai avuto tessere di partito”… però la storiella non attacca, almeno non con noi. Non a caso Panieri, che l’altra volta le faceva da spalla nella campagna elettorale, questa volta manco l’ha nominata nei suoi discorsetti, invece ha puntato come “nemico” la destra.
Ma nella “destra nemica” cosa abbiamo? Un’indefinibile accozzaglia. Abbiamo un candidato, tale Marchetti, del quale è stato detto alla sua presentazione che lui si era proposto come candidato sindaco, invece a Salvini hanno racontato cha a lui è stato chiesto un impegno in quanto uno degli “uomini migliori”. Alle elezioni aministrative del 2018 l’attuale candidato sindaco della Lega, Daniele Marchetti, si classificò secondo, nella lista del suo partito, nonstante fosse il consigliere regionale con uno stipendio molto piu alto di quello che percepiva quando lavorava in fabbrica.
C’è da dire che l’uomo migliore” della Lega spaccata, insieme alla sua portabrose, quando c’è stato il congresso delle Lega ha voluto dare un “pizzicotto” a Salvini e insieme hanno votato per Gianni Fava che guidava i “nordisti”, quelli del “Buongiorno Padania”, “Buonanotte Padania”. Quindi vi immaginate un sindaco “padano” alla guida di Imola?
Per dei piccoli orgogli la destra non ha mai fatto grandi pulci ad Imola.
Allora con i tempi (di Salvini), la Lega era arrivata addirittura a superare il partito del “cambiamento, l’M5S, ma ultimamente la destra cresce spinta da Meloni e non da Salvini. Però chi c’è nel partito della Meloni ad Imola? Ah, sì, Galeazo Bignami e Nicolas Vacchi, usciti da Forza Italia poi entrati poco dopo in “Fratelli d’Italia”… e questo sarebbe il cambiamento, quello vero?
Per quanto riguarda il candidato Ezio Roi, oltre ai pasdarani del Movimento, chi voterebbe un candidato sindaco che dichiarò che “l’idea di far dimettere il sindaco è (stata) un’idea che noi abbiamo coltivato, su cui abbiamo lavorato”?
Rimane il candidato sindaco Andrea Longhi, lui di sicuro prenderà voti sia da destra sia da sinistra, ma non è facile sperare nel successo di una lista civica che ha pochi soldi a disposizione. Riuscirà a farsi una pubblicità tale da poter convincere quelli che si lasciano affascinare solo dalle vele e dai manifesti giganteschi a votarla per raggiungere il molto sognato ballottaggio, sognato da tutti i partiti, le liste civiche e le “civettiche”?
Se fosse per noi vorremo vedere tutti gli attuali candidati sindaci nel consiglio comunale, perché alcuni di loro raccolierebbero i frutti amari di quello che hanno seminato nella precedente legislatura.
Georgel Babiuc