di Aris Alpi
La notizia odierna delle indagini da parte dei Carabinieri del Comando provinciale di Reggio Emilia, che hanno posto la lente d’ingrandimento su alcuni grandi eventi dell’Emilia Romagna, ha suscitato ancora più interesse dopo che, nel comunicato apparso sulla Gazzetta di Parma, la mappatura delle aree sotto indagine coinvolgerebbe anche Imola.
Il condizionale è d’obbligo, anche se il puntino rosso nella mappa dei Carabinieri contrassegna anche la zona imolese.Quindi si potrebbe pensare che anche la città é oggetto di maggiori indagini del PM per l’utilizzo di richiedenti asilo ai grandi eventi. Ed il pensiero va immediatamente ai concerti al paddock.
I Carabinieri reggiani, guidati dal Pubblico Ministero Valentina Salvi, hanno emesso alcune ordinanze cautelari ed effettuato alcune perquisizioni nei riguardo di diversi soggetti. Le indagini, hanno ruotato da questa mattina tra l’Emilia e la Lombardia, coinvolgendo alcuni titolari di alcune agenzie di sicurezza. Gli indagati potrebbero essere chiamati a rispondere dei reati di intermediazione illecita, sfruttamento del lavoro, false attestazioni a pubblico ufficiale e falso materiale in autorizzazioni amministrative.
I provvedimenti cautelari sono stati disposti ad un trentottenne modenese ed un sessantatreenne residente a Bologna, a capo di due società di sicurezza di caratura nazionale. Inoltre sono stati fermati anche due pregiudicati campani residenti nel reggiano.
GLI EVENTI
I Carabinieri di Reggio Emilia stanno monitorando alcuni grandi eventi che hanno avuto luogo in Emilia e Lombardia. Per la precisione, sotto la lente d’ingrandimento ci sarebbe anche il concreto dei Guns nel giugno del 2017 al paddock dell’autodromo Enzo e Dino Ferrari. Ma anche il super concerto di Vasco al Modena Park nell’estate dello stesso anno. Ed altri concerti tra l Emilia e la Lombardia.
Sostanzialmente, a quanto si apprende dai comunicati apparsi stamani sui quotidiani di tutta la Regione, i migranti sarebbero stati utilizzati come addetti alla sicurezza. Ovvero, al controllo degli accessi e degli effetti personali,nella vigilanza degli ingressi talvolta anche quelli riservati alle forze dell’ordine. Alcuni di loro, addirittura, sarebbero stati utilizzati sotto al palco per il filtraggio del pubblico. Esponendo di fatto migliaia di persone ad un elevato rischio in termini di sicurezza. I profughi tra l’altro, quasi tutti del Senegal, erano sbarcati in Sicilia da pochi mesi, dalle coste libiche, e neppure conoscevano la lingua. Venivano adescati tramite annunci e sottoposti a turni massacranti di quindici ore continuative.