Silvia Piccinini e Patrik Cavina rispettivamente capogruppo regionale e candidato consigliere del MoVimento 5 Stelle a Imola, ritornano sul caso della fattura da quasi 25mila euro per l’organizzazione dei servizi sanitari alla Festa nazionale dell’Unità ancora non saldata dal PD.
“I quasi 25mila euro che il PD deve all’AUSL di Imola rischiano di arrivare non prima del marzo 2019, ovvero due anni dopo la fine della Festa dell’Unità. Un ritardo siderale e inaccettabile”. Silvia Piccinini e Patrik Cavina tornano sul caso della fattura non ancora saldata da parte del PD per l’organizzazione dei servizi sanitaria alla festa nazionale del Partito democratico che si è svolta a Imola dal 9 a 24 settembre del 2017. “La Regione, attraverso l’AUSL, rispondendo a un nostro accesso agli atti ci ha confermato quanto ormai era a tutti chiaro, ovvero che i 24.700 euro che il PD doveva pagare all’AUSL non sono stati ancora saldati – spiega Silvia Piccinini – In più quello che abbiamo scoperto, e che ha sinceramente dell’incredibile, è che questi soldi potrebbero arrivare anche tra un anno o forse più. L’AUSL, infatti, ci ha comunicato che ha intenzione di rispettare le procedure standard per i casi di recupero dei crediti insoluti e che prevedono l’invio di un primo sollecito di pagamento entro sei mesi dalla scadenza di pagamento, quindi a settembre 2018. Se tutto ciò non dovesse avere nessun effetto a quel punto si passerebbe all’invio, dopo ulteriori sei mesi, di un secondo sollecito/messa in mora e solo successivamente all’iscrizione a ruolo da parte dell’ufficio credito dell’azienda. In pratica per avere questi benedetti 24.700 euro dal PD per un servizio effettuato a settembre 2017 l’AUSL è disposta ad aspettare marzo del 2019 e forse ancora oltre”. Nel dettaglio l’AUSL di Imola ha assicurato al PD per lo svolgimento della Festa nazionale dell’Unità 73,25 ore d presenza di dirigenti medici, oltre 167 ore di presenza di infermieri su ambulanze e 322,50 a piedi, oltre che 173,02 ore di presenza di autisti soccorritori. “Quello che ci chiediamo è per quale oscuro motivo si sia deciso di emettere la fattura solo a fine gennaio del 2018, ovvero quattro mesi dopo la fine dell’evento – aggiunge Patrik Cavina – Se si fosse deciso di emetterla prima magari i tempi potevano essere minori rispetto a quelli biblici davanti ai quali ci troviamo oggi. Queste procedure alquanto discutibili sarebbero state adottate per un normale cittadino? Noi abbiamo i nostri dubbi”.