Ben tornata nella cattedrale, Beata Vergine Maria, nella tua cara effige di patrona di Imola. Ti accogliamo con animo commosso, prendendo a prestito le parole di Elisabetta tua parente: «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1:43). Il percorso processionale lungo la storica via Emila con la gente schierata al bordo della strada, le preghiere espresse con intensi sguardi e cenni di saluto, i canti e la musica, le luci e i fiori rendono omaggio a te, ma fanno anche tanto bene alla città. Essa si specchia in te, si rinfranca, si rallegra, si riscopre unita pur nella diversità delle strade che conducono a Dio. E si spinge a cercare la strada più diretta, più umanizzante, più inclusiva, perché – secondo la felice espressione di sant’Agostino – il cuore umano è inquieto fino a quando non trova riposo in Lui.
Tu o Beata Vergine del Piratello incontrerai nei giorni della tua permanenza in cattedrale una popolazione più anziana e più bisognosa di essere rassicurata; ma passando per le strade e sostando agli incroci o nelle piazze avvertirai anche la volontà positiva che si esprime nelle forme innovative di solidarietà, nel fervore culturale, nel libero confronto delle opinioni, nello sforzo di integrazione sociale attraverso il senso civico, lo sport e gli spettacoli. Imola vuole continuare a trarre nuova linfa dalle sue radici cristiane, senza paura del pluralismo che caratterizza il tempo attuale. Come le altre città italiane, si confronta con nuovi fenomeni sociali, che sfidano in senso positivo la comunità civile e in seno ad essa la Chiesa. Al ricordato fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, connesso anche con la denatalità, si associano quello dell’accresciuta mobilità e quello dell’immigrazione, mentre la struttura stessa dell’istituto familiare si indebolisce e l’accoglienza del dono della vita in tutte le sue fasi diventa purtroppo problematica.
L’intreccio di questi fenomeni produce una complessità che sarebbe da stolti affrontare proponendo ricette semplicistiche o peggio tentando di chiudersi ciascuno in casa propria. Neanche l’appello all’unità dei cattolici in politica sarebbe da solo risolutivo, se inteso come tentativo di serrare i ranghi. Ci è chiesta una sapienza che sappia integrare anziché escludere, perché nessuno è da scartare a priori, nessuno è un peso per la società, ma va piuttosto aiutato a tirare fuori il dono che egli rappresenta per l’intera famiglia umana. E per una simile impresa serve necessariamente chiedere con convinzione, in modo corale, un intervento dall’alto.
Per questa città viene il tempo di una rinnovata fiducia in te, Madonna del Piratello, non il tempo della paura e della diffidenza; il tempo di ricorrere a te come fecero in tempi non meno complessi i nostri padri. Non vogliamo presumere di noi stessi, né ritenerci in grado di risolvere i problemi sociali con le sole risorse umane, benché vadano meglio impiegate. Vogliamo che durante la settimana delle Rogazioni si approfondisca insieme alla fiducia il realismo, che suggerisce di compiere il bene possibile con l’apporto di tutti.
Tornano perciò in questo momento sulle nostre labbra le parole del sommo Poeta, perennemente attuali:
«Donna, se’ tanto grande e tanto vali
che qual vuol grazia e a te non ricorre
sua disianza vuol volar sanz’ali».
IL SALUTO DEL VESCOVO GHIRELLI ALL’IMMAGINE DELLA B.V. DEL PIRATELLO CATTEDRALE DI IMOLA
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