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L’Italia è collocata al centro del Mediterraneo; questa posizione ci porta inevitabilmente a essere più coinvolti nelle dinamiche legate ai flussi migratori rispetto ad altri paesi. Le soluzioni politiche per gestire questo fenomeno passano inevitabilmente attraverso la scuola.
L’articolo de Il Sole 24 ore del 23 aprile mette in evidenza come la politica nazionale si sia arenata sulla discussione riguardante lo Ius Soli e non abbia nel contempo formulato strategie educative efficaci rispetto all’accoglienza e all’inclusione dei ragazzi e delle ragazze stranieri nel sistema scolastico italiano.
I dati, come si legge nell’articolo, mostrano che uno straniero su tre abbandona gli studi e che sempre uno su tre accumula un ritardo nel sue percorso scolastico, rimanendo sui banchi più del necessario. Il fatto che dalla nostra scuola escano giovani adulti non sufficientemente scolarizzati e formati è una situazione destinata a creare problemi sociali difficili da gestire; per questo bisogna attivare rapidamente politiche di prevenzione, anche nell’ottica di risparmiare risorse.
Per fortuna, l’intraprendenza e la pragmaticità di molte scuole, sostenute anche dalle amministrazioni locali, hanno portato alla nascita di numerosi progetti volti all’inclusione degli studenti stranieri e alla lotta alla dispersione scolastica. Questo fin dalla scuola dell’infanzia, un periodo cruciale per il futuro dei giovani, dove però troviamo una percentuale pari al 77% di stranieri iscritti contro il 96% degli italiani. Si tratta di un gap decisivo, considerando che questi sono gli anni in cui si acquisisce la dimestichezza con la lingua, fondamentale nei cicli successivi. Questo divario allontana l’Italia dall’obiettivo europeo che impone di contenere il tasso di abbandono scolastico entro il 10%: un obiettivo raggiunto per gli studenti italiani, ma non per quello stranieri tra i quali la percentuale di abbandono è di circa il 33% (i ragazzi che lasciano sono più numerosi delle ragazze).
A Imola esiste già un protocollo condiviso fra amministrazione e scuole del Circondario sulle strategie di integrazione degli alunni stranieri; questo strumento però non è più sufficiente per dare risposte adeguate a una situazione sempre più complessa.
Noi di ImolaFuturo-AreaCivica intendiamo proporre una soluzione concreta, alla portata delle amministrazioni locali: istituire un percorso formativo di inclusione denominato Programma intensivo di Lingua e Cultura Italiane pensato per i ragazzi che arrivano nel nostro paese perchè possano imparare la lingua, e orientarsi nel nostro sistema scolastico la nostra cultura e le nostre tradizioni insieme alle loro famiglie.
Questo percorso dev’essere attuato prima dell’inserimento scolastico vero e proprio, dove poi si innescheranno i progetti che ogni singola scuola offre. Prima dell’inserimento scolastico sarà necessario anche valutare la percentuale di alunni stranieri che ogni scuola già ospita, in modo da non compromettere l’efficacia degli interventi. Strutture e percorsi di questo tipo sono già presenti in alcuni paesi del Nord Europa: vorremmo che Imola diventasse una «città pilota» nel campo dell’integrazione scolastica italiana.
In questo campo, la partecipazione della cittadinanza è fondamentale: vogliamo quindi creare un tavolo permanente formato da rappresentanti della scuola, dei genitori, dell’amministrazione e della consulta degli stranieri per monitorare la situazione imolese e proporre soluzioni condivise per favorire l’integrazione delle famiglie.
Dobbiamo lavorare per aiutare questi ragazzi a esprimere le loro potenzialità ed a diventare a pieno titolo membri della nostra comunità.
Giuseppina Brienza per ImolaFuturo-AreaCivica