“La soluzione sarebbe già insita nel problema, se solo il sistema normativo del nostro Paese venisse aggiornato per essere al passo coi tempi: dalle statistiche del Ministero della Giustizia, risulta che al 31 dicembre scorso nella Casa circondariale “Rocco D’Amato” di Bologna fossero ristretti 773 detenuti, fra cui 79 donne.
Un numero superiore del 54,6% rispetto alla capienza regolamentare della struttura, che è di 500 carcerati. Ma c’è di più: su 773 detenuti, ben 428, ovvero il 55,3% del totale, erano stranieri”. A lanciare l’allarme sull’esplosiva situazione carceria bolognese è il consigliere regionale della Lega Nord, Daniele Marchetti, che aggiunge: “Appare dunque quanto mai urgente, necessario e improcrastinabile intervenire con misure chiare e decise per porre rimedio a questa situazione insostenibile. La nostra proposta è quella di garantire maggiori espulsioni amministrative e giudiziarie, intervenendo con modifiche restrittive sulla Legge 189/2002 (Bossi Fini), ma soprattutto chiedendo la modifica della ormai vecchissima Convenzione di Strasburgo, datata 1983, affinché vi sia, indipendentemente dal consenso del condannato, il trasferimento del detenuto dalle carceri italiane a quelle del paese di origine per scontare la pena detentiva”.
Far scontare agli immigrati la pena da espiare nei loro Paesi, oltreché necessario per rendere più umane le condizioni di vita all’interno dei nostri penitenziari, consentirebbe anche di alleviare i cittadini italiani di una spesa importante: mantenere nelle nostre carceri detenuti immigrati, costa infatti più di 1 miliardo di euro all’anno. Secondo i dati del DAP, il dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, nel nostro Paese al 31 dicembre i carcerati stranieri erano il 34,27% della popolazione carceraria (19.745 su 57.608 detenuti), Un numero stratosferico se consideriamo che in Italia la percentuale ufficiale di stranieri censiti nel 2017 è pari a circa l’8,3% della popolazione residente”.
E’ il Marocco il paese più rappresentato nelle carceri italiane con 3.703 detenuti, seguito a ruota da Tunisia, 2.112, Algeria 461, Nigeria 1.125 e 2.578 carcerati provenienti da Egitto, Sudan, Libia, Somalia, Costa d’Avorio ecc. Considerato, poi, che circa il 30/40% di questi detenuti professa la religione musulmana, si capisce come proliferi la radicalizzazione islamista all’interno delle carceri, con attività di proselitismo o indottrinamento tra i detenuti.