300 alberi abbattuti nel 1995 all’interno del Parco delle Acque Minerali, a causa dei lavori di
modifica del tracciato dell’Autodromo. Altri 830 alberi, qualche anno dopo, nello stesso Parco, abbattuti
per effettuarne la “Riqualificazione”. Migliaia di alberi abbattuti lungo il Torrente Santerno a seguito
dell’evento di piena originatosi nel microbacino di Firenzuola il 20 settembre 2014. 76 tigli abbattuti la
scorsa estate per la “riqualificazione” del Viale del Piratello. Oltre a questi interventi forti, uno stillicidio
continuo di alberature durante gli anni, sotto le varie amministrazioni e le varie gestioni del verde.
Sempre più la parola ambiente, ecologia e riqualificazione, a Imola, sono declinate nel
peggiore dei modi possibile, svuotandole di ogni significato e legittimando, di fatto, ogni azione
dannosa all’ecosistema e alla collettività.
Le vittime delle motoseghe dell’amministrazione imolese sono in rapido incremento.
Contemporaneamente, alcuni cooperatori sono diventati sempre più voraci accaparratori di appalti
pubblici, non soltanto nella gestione del verde. Altre cooperative, dello stesso circolo politico
dell’amministrazione comunale, sono invece attive sia nel settore vivaistico, sia nel settore
dell’incenerimento delle biomasse finanziato con incentivi statali, alimentandosi della legna proveniente
dai tagli generosi che avvengono a nostre spese.
L’amministrazione comunale non considera i servizi svolti per la nostra città dalle piante adulte,
quali la produzione di benessere estetico e di ossigeno, la mitigazione microclimatica, l’attenuazione
degli impatti acustici, la costituzione di microhabitat per l’ecosistema urbano e il contenimento dei picchi
di portata nelle fognature pubbliche durante gli eventi meteorici.
Il nuovo verde necessita di maggiori manutenzioni, con frequenti annaffiamenti, soprattutto i primi
anni. È più facilmente aggredito da patologie e parassiti e deve essere reintegrato con nuove alberature
perché, nei primi anni, molte piante giovani non sopravvivono.
La cooperativa che piantumerà i nuovi alberi, sarà la stessa che, in occasione degli appalti di
scavo di vari sottoservizi, ne trancerà le radici per posare cavi e tubazioni? Sarà la stessa che,
casualmente, in occasione degli interventi di rasatura dei prati, lesionerà con i decespugliatori il colletto
delle piante giovani, facilitandone l’aggressione da parte di muffe e parassiti? Potrebbe essere la
medesima impresa che, nel potare le piante, fuori stagione e senza il minimo rispetto, ne determinerà la
sofferenza e la morte? Quando le piante moriranno, è “normale” per una certa logica che alla stessa
cooperativa competa anche la sostituzione, rigorosamente a nostre spese?
La gestione di un parco di alberature composto prevalentemente da piante adulte, non
garantirebbe al gestore privato la medesima redditività. L’amministrazione imolese ha anche tentato, nei
mesi scorsi, di tramutare la gestione del verde in un “project financing” per concederne la gestione, a
titolo quasi privatistico e per un numero di anni considerevole, all’amica cooperativa, in barba alle norme
che regolano gli appalti pubblici.
Il nuovo verde, in sostituzione di quello storico, sembra essere proprio un bell’affare. Ne
beneficeranno come al solito alcuni ma, certamente, non la collettività.
Martedì 21 novembre si festeggia la “Giornata nazionale degli alberi”, istituita con la L.
10/2013. Vorremmo che a IMOLA terminasse la prassi di “fare la festa agli alberi”.
Chiediamo che la gestione del verde pubblico torni totalmente in capo alla pubblica
amministrazione e venga sottratta alla gestione di AREA BLU SpA. La società pubblica, succeduta nel
ruolo a BENI COMUNI SRL, ci sembra considerare sempre più la gestione degli alberi pubblici alla
stregua della manutenzione di arredi urbani, destinata al sostegno politico-clientelare di alcune imprese.
Massimo Bolognesi