In una cornice di pubblico delle grandi occasioni è stata inaugurata sabato scorso, al Museo di San Domenico, la mostra di opere di Tonino Gottarelli dal titolo “Il colore dell’anima, a cura di Claudio Spadoni. Pittore ed anche poeta, Tonino Gottarelli (Imola, 1920 – 2007) per oltre quarant’anni ha declinato la propria attività artistica in particolare sul versante della pittura, raccogliendo ampi consensi sia di critica di che pubblico.
Da sabato e fino al 29 ottobre prossimo, la sua città gli rende omaggio, a dieci anni dalla scomparsa, con questa mostra organizzata dalla “Fondazione Centro Studi Tonino Gottarelli” in collaborazione con i Musei civici e l’Assessorato alla Cultura della Città di Imola, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e dell’IBC. All’inaugurazione sono intervenuti l’assessore alla Cultura Elisabetta Marchetti, Guido Soglia e Mariana Campean, rispettivamente presidente e direttore artistico Fondazione Centro Studi Tonino Gottarelli; Valter Galavotti coordinatore della mostra e Claudio Spadoni, curatore della mostra.
Sono un centinaio le opere esposte nel quadriportico del Museo di San Domenico, provenienti da collezioni private, suddivise nei cicli pittorici dedicati alle nevicate, alle strade ed ai segnali stradali delle nostre colline, a paesaggi, tramonti, fiori e nature morte, cicli che hanno contraddistinto il momento più intenso della sua produzione artistica, caratterizzato da un maggiore vigore cromatico. Le opere sono intervallate da pannelli che riportano i pensieri e le riflessioni dell’artista, a testimoniare l’intensa attività letteraria di Gottarelli, che dal 1942 al 1995 ha pubblicato 16 volumi che raccolgono novelle, poesie e riflessioni saggistico-filosofiche. Mentre nell’atrio di ingresso il visitatore è accolto dalla proiezione di un video, a cura dell’associazione App&Down, che propone una lettura in chiave contemporanea dell’opera di Gottarelli.
“Obiettivo dell’esposizione è quello di far capire e apprezzare la grande qualità di questo artista, apparentemente facile, accattivante, in verità estremamente complesso, capace di far ‘esplodere’ i colori, di rendere la poeticità della materia con colori squillanti” sottolinea Claudio Spadoni.
A 17 anni dalla precedente personale dedicatagli dai musei comunali, questa mostra vuole infatti ricostruire la storia di un artista caratterizzato da una grande riconoscibilità della sua opera, profondamente legato e identificato con il paesaggio e l’humus della sua città e del suo territorio. Tanto che non era raro incontrarlo mentre percorreva con la sua bici da corsa le strade di Imola e delle colline circostanti, per trarre ispirazione da quei paesaggi, da quei cieli, perfino dai cartelli stradali e dai pali della luce, che grazie alla sua emozione diventavano opera d’arte. Come sottolinea Claudio Spadoni, “nel suo candore – ma era una conquista filosofica – e dunque in piena consapevolezza, ha vissuto la condizione dell’inattuale come sospendendo il tempo, fermando i suoi passi per cogliere il mistero che si cela dietro una curva che nasconde il seguito della strada… e insieme la levità dei petali di un fiore, pali che si stagliano a congiungere terra e cielo… E i cartelli, appunto, d’ogni tipologia e colore”.
La mostra, ad ingresso gratuito, è visitabile da martedì a venerdì ore 9/13; sabato ore 15/19; domenica ore 10/13 e 15/19.

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