Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Salvatore Bocchetti
Cara Redazione, mi chiamo Salvatore Bocchetti e ho trentasei anni. Vi vorrei raccontare la mia “odissea” tutta imolese. Da quattro anni mi sono trasferito sotto l’orologio, dalla città di Napoli, dove vivevo tranquillamente assieme ai miei fratelli e i miei genitori. Poi, dopo la morte improvvisa dei miei, mi sono recato assieme alla mia fidanzata qui a Imola, in cerca di nuove opportunità lavorative. Di questa città me ne avevano sempre parlato bene in materia di servizi sociali, per la casa e il lavoro. Ho provato sulla mia pelle che però,la realtà è ben distante di quanto ci avevano detto. Due anni fa mi recai dal Sindaco per chiedere un piccolo aiuto sul come muovermi con i servizi sociali, giacchè, tra l’altro, essendo in possesso della qualifica di operatore socio-sanitario, volevo sapere a chi rivolgermi in quanto da poco in città. Dalla segreteria, mi dissero che dovevo rivolgermi ai servizi sociali, ma non si premurarono, come in un paese normale, di indirizzarmi in un ufficio preciso o da una data persona. Dunque, senza alcuna guida, piombai all’ASP. Qui mi dissero che il sottoscritto, essendo “adulto e vaccinato” poteva occuparsi da solo di queste cose, come ad esempio la ricerca di un lavoro e di una casa. Io però, non sapendo a chi rivolgermi, ed essendo caduto in una forte depressione per via della scomparsa dei miei, chiesi anche un aiuto psicologico ai rappresentanti di questa realtà, che tra l’altro non mi venne dato; mi risposero che loro “non si occupano di queste cose.” Infine, mi recai pure alla Caritas, dove i vertici mi promisero che si sarebbero messi in contatto con Solco e mi avrebbero fatto sapere.Poi però, il telefono non ha mai squillato. Nonostante sia in possesso regolare della qualifica da OSS non sono mai riuscito ad avere un colloquio per la mansione che ho sempre svolto brillantemente. Oltre a questo, anche la delusione di essersi sentiti rispondere con toni, modi e parole al limite della querela dai rappresentanti dell’Azienda che cura i servizi alla persona.Mi chiedo: chi garantisce che queste realtà svolgano il loro servizio come da ordinamento? È possibile che ci siano persone più privilegiate che altre, all’attenzione degli uffici di Viale D’Agostino? Il Comune sà di questa situazione, sta lavorando per migliorare un servizio così importante, oppure vige un lassismo generalizzato? Grazie.

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